Attesa, quasi spasmodica, per lunedì prossimo allorché in consiglio comunale a Catanzaro saranno illustrate le tanto invocate Linee programmatiche del sindaco. Argomento su cui, da tre settimane ormai, si è innescata una polemica rovente relativamente al presunto ritardo della loro presentazione. Due, soprattutto, i motivi del contendere fra maggioranza e primo cittadino sul punto. Vale a dire la “segretezza” dell’atto elaborato da Nicola Fiorita, che non è stato ancora reso noto (ma in verità, per prassi, è molto spesso accaduto così), e il rinvio da poco meno di quindi giorni orsono in cui appunto si aggiornò, a circa 24 ore dall’avvio, la seduta fissata per illustrarle al civico consesso e, quindi, alla cittadinanza. Questioni ormai vessate, peraltro. Ma che verrà di sicuro riproposta in Aula il 5 settembre con tanto di facilmente pronosticabile aspra polemica su questo autentico “pomo della discordia”.

Al di là dei venti di guerra (politicamente parlando e in senso figurato, sia chiaro!) che soffiano sull’assise, una priorità del centrosinistra (e degli alleati, vecchi e nuovi) ma forse anche di una minoranza, pur frammentata, è di procedere alla composizione delle commissioni consiliari. Una priorità, in particolare per i maggiorenti di riferimento dentro e fuori dall’assise di Palazzo De Nobili, in modo da non aver più singoli consiglieri che procedono in ordine sparso, per così dire, su argomenti chiave. A riguardo è stato infatti posto come imprescindibile un raccordo fra il Consiglio e le Commissioni stesse, in modo da non registrare più discrasie anche all’interno di una compagine come più volte invece successo da quando si è cominciato a lavorare. Nessuna particolare contrapposizione o anomalia è viceversa emersa, tranne i casi specifici segnalati da LaC, relativamente all’indicazione dei capigruppo. A riguardo è bastato peraltro applicare il criterio del… più votato, eccetto come premesso che in determinate situazioni. Gli esempi sono costituiti dalla nomina di Antonello Talerico, quale candidato a sindaco, da quanti sono come ovvio stati gli unici eletti nelle rispettive liste e da Gianni Costa. Diventato capogruppo a Palazzo De Nobili di Prima L’Italia, forse beneficiando dei dissapori di chi lo ha preceduto nelle urne, Rosario Lostumbo, con il suo (magari a breve ex) partito. In proposito va ricordato come insistenti voci lo abbiano identificato fra i dialoganti con Fiorita, pur essendo di Rinascita, già all’indomani del ballottaggio. 

Comunque sia, altro capitolo interessante di tali “linee guida” dovrebbe essere quello inerente al nodo delle Partecipate. Il riferimento è alle cosiddette Municipalizzate (di fatto società in house) o ad altre in cui il Comune ha una quota più o meno rilevante ed esprime dei rappresentanti nel Cda. Che è la vera ragione per cui si dovrà tanto discutere al fine di trovare la maniera di collocare un folto drappello di aspiranti (soprattutto fra chi è rimasto all’asciutto dopo la tornata del giugno scorso) a poltrone, alcune davvero molto appetibili, di presidenti, direttori generali et similia. Ma non subito, considerato come l’eredità di Sergio Abramo sia consistita anche nella sua scelta di dare incarico ai management fino al 2023, se non addirittura al 2024, ovvero molto dopo la scadenza dell’ultimo mandato espletato. Sarà anche per tale fatto che pare ci sia al vaglio una proposta di riassetto generale delle aziende in oggetto.