L’eurodeputato si è recato spontaneamente a Palazzo del Governo dove non è ancora arrivata alcuna comunicazione della Cassazione: «Sono tranquillo». Ecco i precedenti in suo favore
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«Com'è andata oggi?» È la domanda che Mimmo Lucano si è sentito rivolgere da più persone questa mattina all’uscita della Prefettura di Reggio Calabria. A Palazzo del governo l’eurodeputato ci è andato da sindaco, con il suo legale Andrea Daqua, per un incontro già fissato con il funzionario Francesco Campolo per ricevere delle delucidazioni su altre questioni. L’occasione però ha suggerito a Lucano di affrontare le altre “questioni”, quelle che sono trapelate la scorsa settimana e secondo le quali quei 18 mesi di condanna per falso ideologico confermati dalla Cassazione potrebbero costare carissimi fino alla decadenza dalla carica di primo cittadino per effetto, si è detto, della legge Severino, che punisce gli amministratori pubblici che hanno riportato condanne in via definitiva (con pena sospesa).
«Vogliamo affrontare ancora le cose a viso aperto – dice sorseggiando un’aranciata al bar -. Voglio capire bene questa cosa, anche per questo livello di tensione che si crea in una piccola comunità come Riace, con una storia già segnata da queste interferenze giudiziarie che ogni volta si ripropongono».
Ma Mimmo Lucano, visibilmente amareggiato, ostenta ottimismo e guardandosi attorno ribadisce alcuni concetti che aveva avuto modo di esplicare in sede di Parlamento europeo. «Io sono tranquillo per tanti motivi, e non mi fa preoccupare questa situazione anche perché io faccio il collegamento con la situazione generale e mi sto convincendo che in Italia siamo in uno Stato dove non c’è il rispetto del diritto, come se ognuno può fare come vuole, come se la legge fosse secondaria. Sono accadute delle cose, ma non solo in Italia, nel mondo… è un periodo veramente drammatico della storia dell'umanità. Ma com'è possibile quello che è accaduto? che l'Italia si rende complice di proteggere uno che si rende responsabile di crimini contro l'umanità, è il massimo…»
I motivi della tranquillità, anche giudiziaria, sono dettati da alcuni precedenti illustri, come la condanna rimediata a Milano da Giuseppe Sala nel 2019 ai tempi di Expo 2015. In quel caso, il reato per il quale il sindaco di Milano è stato condannato - falso materiale e ideologico - non è di quelli che per la legge Severino fanno scattare la decadenza immediata dalla carica. Inoltre, va valutata anche l’eventuale prescrizione del reato confermato dalla Cassazione, che arriva dopo più di sette anni, dall’avvio del procedimento.
C’è da dire quindi che Lucano non è stato convocato dalla Prefettura per discutere del suo caso, anche perché, e lo chiarisce lui, rispetto a tutto quello che si è scritto e si è detto in realtà ancora non c'è stata alcuna comunicazione della sentenza da parte della Cassazione alla Prefettura. «Quando arriverà – aggiunge Lucano - faranno quello che dovranno fare».
In tal senso da Palazzo del Governo non hanno anticipato nulla. Si è quindi trattato di un incontro interlocutorio. «Però c'è un alto livello di tensione – ripete il primo cittadino -, perché il tempo che finisce una storia giudiziaria ne ricomincia un’altra, alzando il livello di tensione per la seconda la seconda»
Alla domanda se impugnerà un eventuale provvedimento di decadenza Lucano non ha esitazioni: «Sì sicuramente sì, non lo so che cosa è trapelato ma certe volte la realtà viene completamente ribaltata. Uno che ha interessi o per opportunità politica può dire quello che vuole ma bisogna capire se poi c’è un riscontro con la realtà o se sono solo parole dette per creare caos…»