Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Niente da fare. Nuovo stop alla proposta di legge, targata Giuseppe Giudiceandrea, in materia di corretta applicazione della normativa nazionale sull’aborto, disciplinata dalla legge 194 del 1978.
La legge è stata già approvata in Commissione e non ha mancato di alimentare il dibattito pubblico nelle precedenti settimane, tanto da aver spaccato anche il Pd che in occasione del precedente Consiglio aveva preferito rinviare l’esame della normativa. Il testo tenta di affrontare il problema legato all’eccessivo numero di medici obiettori che rischia di far diventare inapplicabile la legge nazionale, con quella che, secondo il relatore della legge, potrebbe configurarsi come una vera e propria interruzione di pubblico servizio. “Il Consiglio europeo – ha spiegato ancora – ci impone di adeguarci”.
In particolare, all’articolo 2 della proposta di legge (Modalità di attuazione) si stabilisce che «le Asp e le Aziende ospedaliere che all'interno della propria pianta organica non presentano figure professionali “non obiettore”, nella misura necessaria a coprire il corretto principio dell'applicazione della legge che disciplina l'Ivg (Interruzione volontaria della gravidanza), debbono a questo fine reclutare il personale necessario ricorrendo allo strumento obbligatorio della mobilità per come previsto dall'articolo 9 della legge nazionale 194/7».
Questo per far fronte ad un problema sempre più rilevante che nella relazione introduttiva al testo di legge viene così descritto: «Lo specifico diritto della donna di avere accesso ai servizi per l'interruzione volontaria della gravidanza risulta, ormai, inficiato da un elevatissimo numero di medici obiettori di coscienza presso le strutture sanitarie pubbliche».
In Aula è scoppiato il pandemonio. Tra i primi a chiedere chiarimenti, gli uomini del Nuovo Centrodestra, seguiti dal resto dell’opposizione, che paventano profili di incostituzionalità del testo o di discriminazione nei confronti dei medici obiettori.
Giudiceandrea, stavolta, voleva andare al voto in ogni caso, tanto da tuonare: “Voglio vedere se il centrosinistra si assume la responsabilità di votare contro questo provvedimento”.
Per evitare guai peggiori il presidente Irto ha sospeso i lavori e poi Oliverio ha chiesto di aggiornare la discussione a mercoledì per provare ad arrivare all’unanimità. Sarà la volta buona? Per il momento il centrosinistra si consola con l’approvazione definitiva del Piano regionale dei trasporti, arrivato al suo terzo passaggio in Aula dopo un iter lungo un anno e mezzo.
Riccardo Tripepi