L’autonomia differenziata rischia di far scivolare il presidente della giunta regionale su un crinale molto scosceso. Roberto Occhiuto da quando ha votato sì, in Conferenza Stato/Regioni, al disegno di legge di Roberto Calderoli è al centro del mirino delle opposizioni. Anzi il suo voto è riuscito ad aggregare le minoranze in consiglio regionale che finora sono andate abbastanza a ranghi sciolti. Per la prima volta se la memoria non ci inganna, dieci consiglieri (Amalia Bruni, Ernesto Francesco Alecci, Francesco Afflitto, Domenico Bevacqua, Francesco Antonio Iacucci, Antonio Maria Lo Schiavo, Raffaele Mammoliti, Giovanni Muraca, Antonello Talerico e Davide Tavernise) hanno sottoscritto un documento congiunto.

Nella nota chiedono chiedendo la convocazione straordinaria del Consiglio regionale per discutere di Autonomia Differenziata. «La nostra è una richiesta che parte da lontano ma che fino a ora è stata sempre negata, ci è stato sempre detto di no alla discussione in Aula sul questo tema. In tutta Italia da mesi si è aperto un dibattito su un tema così delicato non solo per la Calabria ma per tutto il Paese, comuni, associazioni, imprenditori, anche la Chiesa, vi hanno preso parte attivamente esponendo ognuno il proprio punta di vista, solo qui è stato posto il divieto. Mentre il Presidente Occhiuto ha potuto esprimere il suo voto favorevole per la legge Calderoli nella Conferenza delle Regioni viene impedita la discussione nella massima Assise calabrese. In tutta Italia si parla del futuro della Sanità, dell’Istruzione, delle Infrastrutture, dei Trasporti, solo a noi non è concesso esprimerci. Ora dieci Consiglieri regionali chiedono ufficialmente di potersi confrontarsi sull’Autonomia Differenziata. Che cos’altro dovranno inventarsi per impedire ancora una volta un dibattito sul nostro futuro?” ».

Vedremo cosa deciderà il presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso al quale si sono rivolti le opposizioni , ai sensi dell’articolo 37 del Regolamento, comma 3.

Ma non è questa la sola iniziativa. Da giorni le opposizioni stanno sparando ad alzo zero su Occhiuto accusandolo di aver svenduto la Calabria. «Oggi è la giornata più triste per la Calabria, tradita da chi avrebbe dovuto battersi per rappresentarla e invece ha barattato i diritti della nostra terra per gli interessi della propria parte politica e per obbedire a ordini dis cuderia. Ma non bisogna arrendersi. I parlamentari eletti al sud si oppongano con fermezza a questa sciagurata legge. E' giunta l'ora di organizzare una grande mobilitazione dei calabresi e dei meridionali contro questa follia». Questo è quello che ha scritto sui social Giuseppe Falcomatà.

Per la verità il disegno di legge adesso è atteso alla discussione in Aula che potrebbe portare ad eventuali correttivi. A questo si attacca Occhiuto nel giustificare il suo sì a Calderoli. « Il disegno di legge del ministro Roberto Calderoli è soltanto - aveva detto a caldo il presidente - l'avvio di un percorso che, oltre all'autonomia, dovrà anche superare la spesa storica e garantire i diritti sociali e civili su tutto il territorio nazionale».

«Soltanto quando si definirà il costo dei Lep, superando la spesa storica e quantificando le risorse occorrenti per garantire gli stessi diritti a tutti - ha aggiunto il governatore - si potrà dire se questo percorso può andare avanti o deve fermarsi, e si potrà dunque dare un giudizio conclusivo sulla proposta di riforma». Dunque, conclude Occhiuto, «nessun pregiudizio ideologico sull'autonomia. A condizione che si superi la spesa storica e che si garantiscano a tutti i diritti sociali e civili, a prescindere dalla Regione nella quale si vive».

Ma proprio questo è il punto più controverso della riforma. Assicurare a tutte le regioni italiane eguali condizioni di partenza costerebbe, secondo quanto calcolato dal Parlamento, circa 80 miliardi. A tanto ammonta l’investimento dello Stato per assicurare che a Reggio Calabria ci sia lo stesso numero di asili nido, autobus, assistenti sociali ecc di Reggio Emilia. Dove si troveranno i soldi?