Innervosito dalle sconfitte, il Carroccio calabrese si lamenta dei giornali. Motivo? Aver dato spazio alle contestazioni che hanno accompagnato lo show di Salvini a Taurianova (ASCOLTA L'AUDIO)
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Che le sconfitte elettorali siano per alcuni come il pugno del knock out che a molti pugili lascia pensieri confusi e vista sfocata, è cosa nota. Ma l’ultimo cappotto rimediato al Sud, fra Puglia, Campania, Reggio Calabria e Matera, sembra aver fatto smarrire il senso della realtà alla Lega di Matteo Salvini.
Tutta colpa dei giornalisti
Non solo al Capitano - arrivato ieri a Taurianova per festeggiarle il suo nuovo sindaco Roy Biasi, rimuovendo probabilmente la clamorosa sconfitta rimediata 70 chilometri più a Sud – ma soprattutto ai suoi proconsoli in Regione. «La stampa di parte non smetterà mai di esasperare le nostre sconfitte e sminuire i nostri successi: ma noi - promette bellicoso il Carroccio calabro dalle sue pagine ufficiali - non cederemo». Insomma, il problema della Lega in Calabria – reduce dallo schiaffone di Reggio - sono i giornalisti (a quanto pare tutti uniti in un grande complotto collettivo di cui la Lega sarebbe vittima) che si sono rifiutati di suonare la surreale grancassa del “trionfo di Taurianova”. Per carità, nella faida permanente del centrodestra, per il Carroccio vincere in solitudine nel piccolo centro della Piana, buttando fuori dal ballottaggio il candidato di Forza Italia e Fratelli d’Italia, è un goal pesante. Ma pensare che tale dato possa compensare la clamorosa sconfitta rimediata nella più grande città metropolitana del Sud andata al voto, dove Salvini ha preteso di indicare il candidato del centrodestra e mandato mezzo partito a far campagna elettorale, è quanto meno irrealistico.
Niente contestazioni mentre festeggiamo
«Noi sappiamo accettare la sconfitta, ma sappiamo ancor di più cosa significhi la Vittoria», con tanto di V maiuscola di littoriana memoria, scrive la Lega Calabria. Ma il Carroccio appare sportivo come la volpe che disprezza l’uva dopo aver disperatamente cercato di prenderla e lo dimostra a distanza di un paio di righe. «La sinistra continuerà a non avere argomenti e saper solo insultare chi la pensa diversamente: ma noi non saremo mai come loro» si legge. Il riferimento è al centinaio di manifestanti che hanno accolto con cartelli, striscioni, slogan e sberleffi il Capitano e il suo codazzo, incluso il vicepresidente in Regione Calabria e assessore alla Cultura, Nino Spirlì, anche lui bersaglio di dure contestazioni. Motivo? Le inaccettabili dichiarazioni lanciate dal palco di Catania, dove ha rivendicato «dirò “negro”, “ricchione” e “frocio” finchè campo» mentre vagheggiava di un presunto progetto di dominio (anche lessicale) di una non meglio precisata «lobby delle lobby di cui quella frocia che mi dovrebbe rappresentare è la più pericolosa». Se la Lega Calabria giura «noi siamo il cambiamento che arriva piano ma fa un gran rumore» sarebbe il caso di chiedere quale.
Cartoline strabiche da Taurianova
Nel frattempo a far rumore – e così tanto da coprire a tratti i discorsi fatti dal palco – sono stati i manifestanti, che all’indirizzo di Salvini, Spirlì e della Lega non hanno smesso di urlare neanche un momento, mostrando cartelli che recitavano «omofobia e razzismo non sono cultura», «i veri Terroni non dimenticano» e «Taurianova non si Lega». La cosa non è andata per nulla giù né al Capitano, che a chi stava in piazza ha riservato le solite promesse di leva o servizio civile obbligatori, accuse di nullafacenza e messaggi da riportare ai genitori «che evidentemente li hanno viziati», né ai leghisti calabresi, inviperiti anche con la stampa che alle contestazioni ha dato spazio. Ma la «cartolina da Taurianova, per un futuro che abbiamo iniziato a scrivere» che il Carroccio calabrese spamma sui suoi canali e pretenderebbe di emancipare a velina da seguire pedissequamente per tutti i media è foto scattata da uno strabico. E le piazze non sono il privé di un locale, né la spiaggia a numero chiuso del Papeete, con buona pace dei livori social dei leghisti calabri.
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