A Reggio Calabria la matematica è un’opinione. Lo si sospettava da tempo, ma adesso se ne è avuta piena certezza. Dopo l’ultima delibera della Corte dei Conti arriva la conferma che i conti del Comune di Reggio non rispondono alle logiche comuni, né alle normali operazioni matematiche.

 

Il sospetto c’era, ed era fortissimo, già dai tempi della sindacatura targata Giuseppe Scopelliti che della successiva affidata a Demetrio Arena. L’opposizione di centrosinistra, allora, stimava il debito del Comune ben oltre le 600mila euro. Per i big dell’allora invincibile centrodestra si era al di sotto delle 200mila e perfettamente in linea con la “crisi di liquidità” che stava (e sta) investendo tutti i Comuni.

 

Si sperava che dopo il lungo commissariamento affidato ai funzionari dello Stato e con la successiva sindacatura elettiva ci sarebbe stata finalmente chiarezza. Anche perché in ballo non c’erano teorie od opinioni politiche, ma la concretissima necessità di decidere se il Comune fosse in dissesto oppure no. E nel secondo caso operare un piano di riequilibrio che fosse sostenibile.

 

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Giuseppe Falcomatà, il suo assessore al Bilancio dell’epoca Armando Neri, e l’intera amministrazione hanno scelto la via del piano di riequilibrio.

Cosa dice la delibera della Corte dei Conti

Tale operazione, come ricorda la delibera numero 88 del 2017 che la Corte dei Conti ha recapitato a palazzo San Giorgio in questi giorni, ha provocato il «riaccertamento dei residui, richiesto dall’articolo 3 del decreto legislativo 118/2011in vista del passaggio alla contabilità armonizzata, con delibera di giunta comunale del 10 luglio 2015. Tale operazione ha generato un extradeficit pari euro 143.338.307,45, che il Consiglio comunale ha stabilito di ripianare in 30 rati costanti di Euro 4.777.943,58».

 

Secondo i magistrati contabili, però, questa quantificazione del debito non sarebbe veritiera. «Sulla base di quanto emerge dalla documentazione contabile – si legge ancora nella delibera – l’operazione di riaccertamento straordinario effettuata nel luglio del 2015 presenta elementi di anomalia in punto di a) corretta eliminazione e reimputazione dei residui attivi e passivi; b) corretta stima del Fondo Pluriennale Vincolato (FPV), c) contabilizzazione del Fondo Anticipazione Liquidità (Fal)».

 

In buona sostanza i residui attivi sarebbero stati gonfiati, inserendo al loro interno crediti non più esigibili, mentre i residui passivi sarebbero stati sottostimati. In ordine ai residui attivi, la Corte precisa che: «il Comune non abbia applicato correttamente le regole contabili ma abbia, di fatto, reimputato i residui a seconda non della loro esigibilità giuridica, ma dei flussi di cassa attesi o auspicati». Per cui ci sarebbe stata una “sovrastima della massa creditoria”.

 

Analogo discorso, ma di segno opposto, viene fatto per i debiti (residui passivi) che sarebbero stati sottostimati.

Il maggior disavanzo è pari almeno ad Euro 328.635.504,02

La delibera della Corte dei Conti, al termine della sua complessa disamina, ritiene che ci sarebbe dunque un maggior disavanzo da considerarsi «pari almeno a Euro 328.635.504,02». Quasi 200 milioni in più rispetto al dato venuto fuori dalla ricostruzione del Comune.

 

La Corte, quindi, invita il Comune a procedere al riaccertamento complessivo della situazione contabile. Un atto non da poco, come sottolineano i magistrati contabili in conclusione: «tale atto consiliare – che impatta significativamente sulla situazione contabile dell’Ente e, quindi, anche sul piano di riequilibrio rimodulato – dovrà avere riguardo non solo alla corrette determinazione del c.d. maggiore disavanzo, ma anche ai necessari aggiustamenti dei bilanci negli anni successivi, per gli effetti che su questi si dovranno produrre in conseguenza degli obblighi di finanziamento del disavanzo ordinario e di quello derivante dal riaccertamento. Le fonti destinate a copertura del disavanzo, inoltre, dovranno dimostrare un sufficiente grado di attendibilità».

 

Il Comune adesso avrà 60 giorni di tempo per adottare le misure correttive, ma la sensazione è che le già provatissime casse di palazzo San Giorgio siano sul punto di collassare in maniera definitiva.

 

Riccardo Tripepi