L’hub energetico

La “caldissima” piastra del freddo di Gioia Tauro e il rigassificatore circondati da uno strano silenzio

Dopo il grande interesse iniziale l’iter governativo per realizzare le due infrastrutture si è fermato. L’opera accessoria sarebbe una vera e propria gallina dalle uova d'oro al punto che un imprenditore avrebbe già acquistato terreni nei pressi del retroporto

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di Domenico Martelli
30 luglio 2024
11:38

Per essere qualcosa che non c'è ancora, persino al quadrato con "opera accessoria" di sopra dalle miliardarie uova d'oro, mica male come detonatore. Capace di far fuori dalle scatole una mega centrale fotovoltaica targata Enel e capace pure, rogna più recente questa, di far scazzottare e alla grande il potere regnante che conta. Sotto il tavolo. Forse come non c'è riuscito nessuno fin qui. A Catanzaro, per non dire a Reggio e fino a Roma. Benvenuti nel "fuoco" della piattaforma del freddo del retroporto di Gioia Tauro, opera accessoria che non c'è e che non si intravede perché non c'è nemmeno, e ovviamente non si intravede, l'opera "madre" e cioè il rigassificatore. Sempre nel cuore del retroporto siamo.

Tutto qui deve avvenire, lì dove tutto comincia o finisce. E dove per il momento si resta "congelati". Su imponente pressing "industriale" della Cittadella il rigassificatore di Gioia Tauro viene consegnato come dossier tra i più brillanti della stagione energetica nazionale. Siamo nell'intercapedine post bellica delle bombe in Ucraina, i grandi di fatture e di cervello iniziano a fiutare nuovi affari. Gioia Tauro è da un pezzo (inizio del Duemila) che più d'uno la immagina hub energetico mediterraneo con vista nel cuore dell'Europa, luce propria. Stavolta il momento sembra davvero quello giusto però.


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La regnanza attuale in Cittadella spinge e spinge forte e a più livelli tant'è che ad aprile il ministro Frattin sembra ad un passo dall'inserire il rigassificatore tra le opere strategiche nazionali e nel Pen, piano energetico nazionale. Ma salvo progressi esoterici e non meglio e non mai pubblicizzati, lettera morta fin qui. C'è persino un consorzio già pronto (Sorgenia-Iren) per l'edificazione dell'impianto ma il silenzio si mostra più ostinato. Dal pressing asfissiante della Cittadella ai proclami del ministro al "congelamento" attuale. Persino l'Enel ha dovuto fare retromarcia, con sentenze favorevoli del Tar in tasca. Una mega centrale fotovoltaica nella stessa zona pronta per essere impiantata ma niente da fare, conferenza dei servizi dei Comuni limitrofi e Corap alzano il muro. La Piana di Gioia vuole il rigassificatore, l'Enel può andarsene altrove con i suoi pannelli a migliaia. Ma nonostante le "spinte", vince il silenzio fin qui che non vuol dire la pace dei sensi. Tutt'altro semmai. Si odono da lontano fendenti incrociati insidiosissimi e a più livelli che potrebbero essere persino alla base del gran silenzio attorno al rigassificatore. Ma non tanto per l'impianto in sé, quanto per la cosiddetta opera accessoria "geniale" e dalle uova di platino più che d'oro. L'immensa quantità di gas da scongelare e immettere liquido nei dispositivi arriva, appunto, congelato.

 Una gratuita e infinita quantità di freddo naturale che se messa in gigantesca piastra diventa "frigorifero" per tutta la grande distribuzione che va nelle catene di supermercati, soprattutto la filiera ortofrutticola. Un risparmio energetico pazzesco anche se, ovviamente, gratis messe non se ne cantano mai. La piastra usa freddo non suo e a costo zero rivendendolo alle catene alimentari nazionali. Un affarone, altro che opera accessoria. Al punto che un grosso imprenditore del settore avrebbe acquistato e preventivamente, per non sapere né leggere né scrivere, ben 30 ettari di terreno del circondario. Hai visto mai, chi prima arriva meglio alloggia. Ma ad un certo punto tutto si ferma. Silenzio sul rigassificatore, silenzio ovviamente sulla piastra del freddo, diventata "caldissima" nel frattempo. Perché se l'hub energetico a Gioia riempie il petto e le prospettive più o meno di tutto il baronato la piastra rischia di far felice solo qualcuno a suon di fatture. Finché ha potuto la Cittadella ha spinto. Anzi, spinge ancora. Per il gas ma soprattutto per quello che ci sta di sopra e cioè la piastra del freddo. Ma qualcosa s'è inceppata. Roma spesso dà occupato al telefono e ci sono altre priorità. Nel "regno" con vista dalla Piana in giù qualcuno non deve aver gradito quella strana intraprendenza energetica che spinge ad acquistare 30 ettari quando ancora non c'è niente...

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