“La bellezza è una delle rare cose che non inducono a dubitare di Dio” – parola di Jean Anouilh. L’asserzione, pressoché irrevocabile, sembra aver pervaso l’immaginario dei birrai del Montana, i quali, al pari dei vaccari del Texas e dei trattoristi dell’Ohio, sanno che colludere con Wall Street o con il New York Times non è come inciuciare con il Padreterno. La cosa deve essere piaciuta anche alle infermiere del North Carolina, nonché ai gommisti del Connecticut.

Del resto, se vuoi sbaragliare la concorrenza della Bestia, devi necessariamente assurgere al rango di Bella, giammai a quello di Bulla, o, peggio, di Bill (nel senso di Gates).

I bipolarismi sono rigorosi: non prevedono digressioni. A maggior ragione, quando i furori interventisti, le globalizzanti passioni e la mistica dell’ a-priori fluido si fanno arse trincee del Brutto Cosmico. C’è di più: talvolta, la Bestia, grandemente invisa alle teste d’uovo del Washington Post, si acquatta lungo le meravigliose dune del suffragio universale. Rischia di farsi Potere Forte nell’alba dei fornai del Wisconsin. Corre gli States, il mondo, come fantasma marxiano in odore di carne. C’è di più. La Bestia “misogina e maiala”, esposta al pubblico ludibrio da molli spaventapasseri televisivi, con l’antenna perennemente a mezz’asta, potrebbe, questa volta, travestirsi da parrucchiera della Pensilvanya e disdire Kamala-femmena( Luca Ponti docet). Alla faccia dei filastroccari del Bene Assoluto!

La disobbedienza, spesso, deraglia dagli untuosi breviari del “politicamente corretto al rosolio”. Del resto, basterebbe scolarsi una Bud in provincia per capire il vento. Talvolta, gli argini mollano perché erompa la Bellezza della democrazia. Cosicché anche l’improbabilissimo Dio possa correre il rischio di esistere. Senza che il Sacro Costato Progressista ne sia la prova. Chi vivrà vedrà.