È il chiacchiericcio tra le contrade che fa di ogni città di Calabria, anche quelle grosse e piene di fatture e di cemento, poco più di un paese. Neanche Rende, figurarsi, poteva fare eccezione.

Sabato pomeriggio ma non di un sabato qualunque.

Le liste sono andate in stampa nella bacheca e la velenosa "chiacchiera" che conquista subito bar e marciapiedi di Rende è che Ghionna, di fatto, può contare su 9 liste e non solo sulle sue 6. Le altre 3? L'omaggio non belligerante (né gratuito) della "casa", il raggruppamento Bilotti che sta assai a cuore a Pierluigi Caputo e a Roberto Occhiuto ma non al punto da farne cavallo da corsa vero e proprio. Area di "disturbo", perimetro trasversale sognando un turno di spareggio, di ballottaggio. Tra Ghionna e Principe, ovviamente.

Solo chiacchiere di "paese", manco a dirlo. Nulla di che. Istantanee maliziose, a liste presentate, travestite da analisi deduttive. Le urne, come un campo di calcio, al solito diranno il vero. Anche perché proprio dentro questa "area Bilotti" c'è finito dritto dritto il Pd di Calabria, con la federazione di Cosenza a portare il gonfalone.

Bilotti non ha mai perso occasione per ribadire il suo civismo con benevolenze trasversali ma una delle 3 liste a suo sostegno, pur senza simbolo, porta i colori e soprattutto la genesi dem. Pd quindi a tutti gli effetti e non a caso il candidato unico alla segreteria regionale, Nicola Irto, inaugura all'Unical di Rende la sua mozione con tanto di slogan e ingresso mediatico che è più o meno tale e quale a quello di Bilotti. In conferenza stampa Irto presenta i contenuti della mozione «Ri-Generazione: Territorio, Identità, Futuro», con cui - spiega il Pd calabrese - «intende rilanciare l’impegno per un partito vicino ai territori, radicato nell’identità calabrese e proiettato verso il futuro».

Vicino ai territori e radicato, promette il take di agenzia. E tutto può dirsi al giovane senatore tranne che non ci creda e ci provi sul serio. 

A Lamezia il "marchio" Pd non era sulla sagoma di Doris Lo Moro. Al contrario piuttosto. L'ex magistrato e assessore regionale punta i piedi per terra e va per alzata di mano e di popolo. E ora è lei a decidere chi sale sul palco e chi meno in caso di vittoria. La foto di gruppo non è garantita.

A Cetraro e a Scalea il Pd non presenta la lista nemmeno in modalità "maquillage", mascherata. Nel gran pasticcio di Paola concorre più o meno volutamente tra il secondo e il terzo posto, punta ad altro. A Cassano preferisce star fuori il governo Papasso e il suo immediato futuro, hai visto mai che si mette a rischio seriamente la tenuta degli "equilibri". E a Rende sostiene il giovane ingegnere Bilotti (che piace assai anche a Caputo e Occhiuto) componendo una delle sole 3 liste rigorosamente senza simbolo. Della serie, la vittoria può attendere.

Non resta quindi che «proiettarsi verso il futuro», come recita il take di ingresso alla conferenza stampa all'Unical. Irto è tra il "ci crede" e il "ci deve credere per forza". Il profilo non gli fa difetto, tutt'altro. Anche perché terzium non datur. Perché se prende la "cartella Cosenza" trova una discesa del diaframma degli iscritti da far invidia alle migliori giornate di Alberto Tomba. Non resta che il futuro, allora. Che non sempre si costruisce dal presente.