Dopo queste elezioni la presenza delle donne nel Consiglio Regionale della Calabria sarà più consistente. La democrazia paritaria approda anche a palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale, dove finora la presenza femminile è stata davvero minima. Una spinta verso la parità anche in termini di rappresentanza nelle sedi istituzionali che, a causa di un atavico e discriminante retaggio storico e culturale, necessita di una legge per essere alimentata; un sistema solo apparentemente neutro dove i pregiudizi hanno trovato casa, richiedendo regole perentorie per stabilire un equilibrio e dare corso ad una dimensione istituzione effettivamente in grado di rappresentare pienamente ed equamente la società.

La necessità di una legge per equilibrare i generi

Tra queste regole vi è anche la doppia preferenza di genere la cui introduzione in Calabria ha avuto un iter molto lungo e complesso che solo lo scorso anno, con un ritardo che purtroppo non sorprende, con tanto di diffida del Governo per il mancato adeguamento alla legge nazionale 20 del 2016, dopo aver rischiato di sottoporre il precedente voto regionale senza doppia preferenza all’attenzione della Corte Costituzione, si è concluso con la modifica e l’integrazione della legge regionale numero 1 del 7 febbraio 2005, n. 1 contenente le norme per l'elezione del Presidente della Giunta regionale e del Consiglio regionale della Calabria.

Nel 2020 Calabria al voto senza doppia preferenza

Fino allo scorso anno la Calabria, infatti, era rimasta, in compagnia del Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Puglia e Friuli Venezia Giulia, tra le regioni ancora senza voto di genere, con la specifica di avere proceduto ad elezioni a gennaio, senza doppia preferenza, della nuova assemblea legislativa calabrese.

Un voto regionale che aveva portato all’elezione di sole due donne in consiglio regionale ma anche all’elezione della prima presidente donna al Governo della Calabria, Jole Santelli, poi prematuramente scomparsa nell’ottobre successivo. Un evento doloroso e inatteso che aveva generato sgomento e disorientamento e che, di fatto, aveva comprensibilmente spento i riflettori accesisi su quelle elezioni che nel novembre 2020, in seno al ricorso presentato su spinta popolare al Tar di Catanzaro, sarebbero state sottoposte al vaglio della Corte Costituzione proprio per la violazione dell’articolo 51.

La legge subito dopo la scomparsa di Jole Santelli

Rendendosi necessario, per questo evento luttuoso, il ritorno alle urne, nel novembre 2020 è stata approvata all’unanimità la legge sulla doppia preferenza di genere in Calabria e sulla parità di accesso tra uomini e donne nelle candidature.

La doppia preferenza anche in Calabria

Così dallo scorso anno, anche la legge elettorale calabrese dispone che, nelle liste, nessuno dei due sessi possano essere rappresentato in misura superiore al 60 per cento, con arrotondamento all'unità superiore per i candidati del sesso meno rappresentato, e che, in caso di due preferenze espresse, esse debbano riguardare due candidati di sesso diverso, pena l’annullamento della sola seconda preferenza. Indicazione, questa, particolarmente utile per l’elettorato affinché non disperda il proprio voto nelle giornate di oggi e domani. Una legge che, dunque, orienta opportunamente anche la composizione delle liste, ricercando l’equilibrio anche nelle candidature e, dunque, nella vita politica e amministrativa di ogni comunità.

Passo verso la parità

Il correttivo rientra nel filone di interventi di attuazione dell'articolo 51 della Costituzione, sulla parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive. L’intervento sui sistemi elettorali presenti ai diversi livelli (nazionale, regionale, locale e al Parlamento europeo), nonché sulla promozione della partecipazione delle donne negli organi delle società quotate, era e resta un passaggio obbligato che in democrazia solo una legge può assicurare.

Strumenti che equilibrano meccanismi che, nonostante si viva in democrazia, non sono democratici e segnano il passo, ancora tutt’altro che spedito, verso la consapevolezza di una parità che resta vuota se di ogni genere, valore essenziale e profondamente complesso, non si riconoscono le molteplici specificità, in una società in costante trasformazione; un passo che il Paese non è arrivato a compiere spontaneamente, che pecca ancora di autonomia e che, è evidente, necessita dell’assistenza della legge, non solo per essere regolamentato ma addirittura per essere compiuto.

E a qualcuno che possa ancora temere che il merito politico rischi di essere sacrificato sull’altare del genere, si potrebbe rispondere che chi ha davvero meriti non ha nulla da temere da una legge che favorisce un diritto, già sancito ma ancora negato.