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Il Tar ha deciso: in Consiglio regionale entra Wanda Ferro, così come stabilito dalla Corte Costituzionale. A farle posto sarà il consigliere regionale della Casa delle Libertà Giuseppe Mangialavori che ha avuto la peggio nella sfida con Ennio Morrone, eletto nelle fila di Forza Italia.
Né è valso l’estremo tentativo di far rientrare in ballo anche il seggio occupato da Sinibaldo Esposito del Nuovo Centrodestra. La tesi difensiva adottata dai legali di Mangialavori ha tentato di fare un distinzione tra i 24 seggi attributi direttamente in via proporzionale e quelli poi assegnati dall’Ufficio elettorale con il sistema dei resti. La tesi non ha convinto il collegio dei giudici amministrativi presieduto da Vincenzo Salamone.
Consiglio regionale: Wanda Ferro al posto di Mangialavori, le motivazioni del Tar
Per il Tar non può operarsi alcuna distinzione tra i 24 seggi attribuiti proporzionalmente e gli ulteriori 6 seggi attribuiti dall’Ufficio Centrale Circoscrizionale, ma deve riguardarsi solo all’ultimo dei seggi attribuito “alle liste circoscrizionali collegate con il capolista della lista regionale proclamato alla carica di consigliere”. Dunque Giuseppe Mangialavori.
Wanda Ferro in Consiglio regionale. Fuori Giuseppe Mangialavori
Grande soddisfazione in Forza Italia per l’entrata in Consiglio di Wanda Ferro che vede premiata una battaglia giudiziaria durata due anni e mezzo, ma rimane un po’ di amaro in bocca per l’esclusione di Giuseppe Mangialavori. Non ne ha fatto mistero la stessa coordinatrice regionale Jole Santelli che ha detto di confidare nell’eventuale ricorso al Consiglio di Stato che Mangialavori ha facoltà di presentare. Ricorso che lo stesso ha intenzione di presentare così come da consiglio dei suoi legali.
Le dichiarazioni di Jole Santelli non hanno fatto molto piacere a Ennio Morrone, attuale presidente della Commissione di Vigilanza, che ha preso le distanze da Forza Itali al momento della chiusura anticipata della prima sindacatura Occhiuto. All’epoca tra i consiglieri che dimettendosi fecero cadere il sindaco ci fu anche suo figlio Luca che, in precedenza, aveva ricoperto anche il ruolo di presidente del Consiglio comunale. I Morrone si avvicinarono al movimento di Denis Verdini decidendo di sostenere la corsa di Carlo Guccione, candidato del Pd e del centrosinistra. Morrone, ovviamente soddisfatto per la pronuncia del Tar, ha stigmatizzato le dichiarazioni di Jole Santelli: «fanno polemica ma non sono in grado di presentare una lista». Il riferimento è alle provinciali della città bruzia che vedranno correre in solitudine, e con il sostegno di Morrone, Franco Iacucci.
Può sorridere, dunque, Mario Oliverio che vede rimanere in Aula consigliere assai più vicino al centrosinistra, rispetto a Mangialavori. Se si considerano poi le ultime posizioni assunte da Giuseppe Graziano, altro forzista, si capisce che la maggioranza trasversale del governatore possa considerarsi stabile.
Chi non ha intenzione di fermare la propria corsa, invece, è Wanda Ferro che ha annunciato l’intenzione di chiedere l’istituzione di una Commissione d’inchiesta che ricostruisca le responsabilità di chi avrebbe voluto una legge elettorale palesemente incostituzionale.
«Ho sempre avuto fiducia nel corso della giustizia e sono felice che alla fine di questo lungo iter giudiziario sia stata ripristinata una condizione di legalità costituzionale e di democrazia, e soprattutto sia stato restituito ai cittadini il diritto di essere rappresentati da chi ha avuto il preciso mandato di guidare l'opposizione al governo regionale – le parole della Ferro - Insieme alla soddisfazione c’è però grande amarezza per gli oltre due anni trascorsi dal voto, un lungo periodo nel quale mi è stato impedito di esercitare il ruolo che mi è stato affidato dai cittadini, e per il fatto che non è stata ad oggi fatta piena chiarezza sulle responsabilità di quanto avvenuto sul finire della precedente legislatura- Per questo auspico la costituzione di una commissione di inchiesta all'interno del consiglio regionale che ricostruisca ruoli e responsabilità nella stesura di un testo di legge palesemente incostituzionale».
Riccardo Tripepi