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E’ proprio il caso di dire: “Nemo propheta in patria”. Ieri proprio quei centri considerati di sicura fede dove il voto ha sempre premiato l’uomo forte del Pd oggi, del Pci ieri, sono stati “occupati” dalle truppe del NO. Il risultato delle urne non lascia spazio a possibili interpretazioni di sorta. Tutte le roccaforti degli esponenti democratici calabresi crollano sotto i colpi della tempesta politica che ha investito la Nazione intera e con essa anche la Calabria.
A Vallefiorita, cittadina del presidente della Provincia di Catanzaro, Enzo Bruno, il NO s’impone con il 59,50% contro il 40,50% del Sì.
Nel feudo del segretario regionale del Partito democratico, Ernesto Magorno, il Sì raccoglie consensi per il 27,82%, mentre il NO trionfa con il 72,18%. San Giovanni in Fiore, “patria” del presidente della Regione Mario Oliverio, ha tenuto testa con 45,99% del Sì, ma il No si impone con il 56,01%. Alte percentuali di NO anche a Pedace (da sempre amministrato da giunte rosse), paese di Luigi Guglielmelli, segretario provinciale Pd di Cosenza.
Qui il Sì ha timidamente raggiunto il 40,75 %. Il NO si è fermato al 59,25%. Passando a Reggio Calabria qui si deve parlare di una vera e propria Waterloo per i democratici. Nonostante due pezzi da novanta come il sindaco Giuseppe Falcomatà e il presidente del consigliare regionale Nicola Irto (al quale si è aggiunto il potente sottosegretario ai Servizi Segreti Marco Minniti) scesi in campo a sostegno della riforma costituzionale, la débâcle in riva allo Stretto è totale: SI al 31,05 per cento, a fronte del NO al 68,95. Un'altra "vittima" eccellente della consultazione di ieri è stato Bruno Censore che per la prima volta da quando ha preso in mano il partito in provincia di Vibo Valentia, si è visto voltare le spalle dai suoi "compagni". In poche parole, il voto referendario ha sconquassato il quadro politico nazionale e anche locale.