Gli iscritti italiani, nel corso del congresso del Ppe a Valencia, hanno presentato una mozione in cui «impegnano il Ppe (Partito Popolare Europeo), a voler farsi portatore – in luogo al ritiro della candidatura per la vicepresidenza del Partito Popolare Europeo di Vincenzo Speziali – già membro delle organizzazioni transnazionali della nostra tradizione partitica - (membro italiano e, notoriamente appartenente all'Idc, Internazionale Democristiana) quale “inviato della presidente della Commissione Ue, nelle vesti di ella rappresentante (senza alcun compenso) nella “Terra Santa”, soprattutto nella cogenza di vivente incertezza “in loci” – al fine di garantire coerente presenza politica, culturale e discendente, la nostra organizzazione partitica e farne “prodromo” di un “pivot" affinché si stabilisca “un modello” per la costruzione in Italia, anche attraverso un movimento culturale (Circoli del Buongoverno) l'esperienza politica, derivante da Don Luigi Sturzo».

E Vincenzo Speziali, membro del Ppe e dell'Internazionale Democristiana, così commenta la candidatura sottoscritta in suo favore quale inviato della Commissione Ue per il Medio Oriente.

«In questo momento, non nascondo emozione e gratitudine, nei confronti degli autorevoli amici Democristiani italiani – da noi proviene questa grande storia popolare che tra le radici lo stesso Ppe, fondato tra l'altro da Mariano Rumor, Emilio Colombo, Flaminio Piccoli, Dario Antoniozzi, Paolo Bonomi ed Ernesto Pucci (tutti amici e colleghi carissimi di mio nonno, l'on. Francesco Calauti) – poiché da autentico Democristiano e Popolare, con questa candidatura strutturata in codesta mozione congressuale si rimettono in gioco i nostro valori, le nostre storie.
E vi è tanto da ribadite che le nostre giuste ragioni sono più forti dei presunti e non veri torti.
Grazie, quindi all'on. Cesa, e a tutti gli altri amici quali gli on.li Formigoni, Pionati, Zanferrari e Tallini, ma soprattutto al mio affetto familiare il presidente libanese Amine Gemayel. E comunque, da questa iniziativa, si deve ribadire persino, comunque essa si concluderà, l'impegno a costruire un'area naturale per noi liberalpopolari, a cui si addiverrà pure culturalmente attraverso le donne dei circoli, i quali furono fucina di intellighentia e formazione politica».