Deciso a ricalcare le scene della politica regionale, l’ex governatore ha animato (si fa per dire) un live facebook tanto ambizioso nel titolo quanto tedioso
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Scriveva Giovannino Guareschi: “Il latino è una lingua precisa, essenziale. Verrà abbandonata quando inizierà l’era dei demagoghi, dei ciarlatani, perché non potrà più servire e qualsiasi cafone potrà impunemente tenere un discorso pubblico e parlare in modo tale da non essere cacciato a calci giù dalla tribuna. Egli, sfruttando un frasario approssimativo, elusivo, potrà parlare per un’ora senza dire niente”.
Mario Oliverio l’uomo politico più longevo del ‘900 meridionale (dopo 42 anni in cui ha occupato tutte le istituzioni pubbliche), ha annunciato una conferenza stampa per parlare di “Europa, Sud, Radici, Civiltà”. Nientemeno! Manco fosse un filosofo, o l’ultimo meridionalista.
“Il potere logora chi non ce l’ha”, diceva il Divo Giulio. E Oliverio lo pretende. Punto.
Sud, Europa, radici e futuro della civiltà. Nemmeno De Gasperi avrebbe osato tanto. Ma... niente paura. Ha parlato del nulla, e non in latino, ovviamente. Ma col solito suo vecchio e logoro linguaggio ha parlato di Covid19, della sua fondazione che rilancia (ma dove?), di un suo progetto in tavoli tematici per rilanciare il Sud, la 106, la traversale delle Serre. (Oddio!). E poi una chicca: “L’alta velocità deve arrivare a Reggio Calabria. E anche oltre”. Sì, nel mare! Qualcuno lo aggiorni.
Il tutto con un tono stanco e noioso, in un noioso gioco del nulla che incontra il vuoto e si scioglie in un gigantesco buco nero, per toccare l’apice della più totale inutilità.
E sembra di sentire il grandissimo Rino Gaetano che rivolto all’eterno Oliverio canterebbe: “Onorevole, eccellenza, cavaliere, senatore, eminenza, monsignore, Vossia, cherie... Nun te reggae più. Nun te reggae più”.
Si goda le sue tre pensioni giocando a tressette, il presidente. Nessuno sente il bisogno di rivederlo in campo a dire sempre le stesse cose da 40 anni.
E aveva ragione Henry Kissinger: “Il potere è l’afrodisiaco supremo”.
Senza potere, Oliverio non prova piacere in alcun modo: perde tutti i sensi. Muore di inedia.
Parmenide