C’è grande fermento nello scacchiere politico italiano. Da un lato c’è chi pensa a dividersi, dall’altro chi invece serra le fila. Ci riferiamo a Forza Italia e al Pd che in questi giorni vivono situazioni diametralmente opposte.

Grandi fibrillazioni si registrano fra gli Azzurri. Dalle parti di Arcore è andato in scena l’ultimo ribaltone interno, avvenuto, come spesso succede, nell’arco di poche ore e che vede protagoniste anche in questo caso tre donne: Licia Ronzulli, Marta Fascina e Marina Berlusconi. Il punto è che la Ronzulli la premier proprio non riesce a digerirla, ma dalle parti di Forza Italia sanno che lo scontro frontale rischia di essere nocivo per il partito come avvenuto durante la formazione del Governo. E siccome in questi giorni ci sono serrate trattative per la guida delle grandi partecipate statali è meglio seguire una linea governista. Ecco pronto quindi il benservito alla Ronzulli, nella solita atmosfera da re Lear, non tanto nel suo ruolo di coordinatore del partito in Lombardia quanto nella sua qualità di “filtro” fra il Cav e il mondo esterno. Una situazione aggravata, dicono i retroscenisti, anche dall’invadenza della Ronzulli in altri campi come quello dell’azienda di famiglia. Cosa che ha spinto anche il figlio Piersilvio a mostrare il pollice verso all’infermiera.

Leggi anche

Naturalmente come nel domino se cade uno, c’è un effetto a cascata. Quello che ha pagato più di tutti è stato Alessandro Cattaneo, silurato dal ruolo di capogruppo alla Camera senza nemmeno essere ricevuto da Berlusconi. Ma le epurazioni non sono finite qui e i “ronzulliani” adesso sono di fronte a un bivio. Alcuni spingono per la scissione, consapevoli che il romanzo di Forza Italia sia quasi arrivato al finale, altri invitano alla resistenza perchè temono che Forza Italia venga definitivamente fagocitata dal progetto della Meloni di costruire un grande partito dei conservatori italiani. Il problema di questo scenario è che il gruppo rischia così l’irrilevanza politica. Nell’incertezza i ronzulliani preferiscono stare fermi e attendere gli eventi. Anche il presidente della commissione Bilancio della Camera, Giuseppe Mangialavori. È vero che per il momento ha conservato il ruolo di coordinatore regionale del partito in Calabria, ma alcuni rumors dicono che sia stato lo stesso Roberto Occhiuto a chiedere a Berlusconi di soprassedere per il momento, a tutela degli equilibri politici regionali. È evidente, però, che nelle rese dei conti politiche non ci sono prigionieri e che il deputato vibonese sia uno dei ronzulliani di ferro. Insomma la partita in Forza Italia non è affatto finita e ancora molto potrebbe succedere.

Situazione diametralmente opposta nel Pd. Qui Bonaccini domenica aveva provato a riunire i suoi sostenitori per dare vita ad una corrente Ulivisti 4.0 da posizionare in chiave dialettica verso la Schlein. Il governatore dell’Emilia Romagna ha riunito i suoi via zoom sabato pomeriggio, ma ha capito subito che non c’è trippa per gatti. A pesare più che le presenze sono state le assenze. Come quella del segretario regionale e senatore calabrese, Nicola Irto. Lui ufficialmente si è scusato con Bonaccini parlando di un disguido: «Ero in aereo», ha detto. Naturalmente prendiamo per buone le sue parole, ma pare evidente che il problema sia di diversa natura ovvero che nessuno vuole andare ad una conta sui nuovi capigruppo del Pd. Il congresso si è appena celebrato e un nuovo braccio di ferro rischierebbe di non essere compreso dalla gente, anche perché la leadership della Schlein è ferrea. Così non è stato il solo Irto a disertare l’incontro ma si sono registrate diverse assenze pesanti come quella dell’eurodeputata Pina Picierno. I capigruppo quindi saranno due fedelissimi della segreteria ovvero Francesco Boccia al Senato e Chiara Braga alla Camera. L’elezione avverrà nei prossimi giorni e nessuno osa metterla in discussione. Piuttosto l’ala Bonaccini è interessata più alla composizione della segreteria. La strategia è quella di spingere verso una gestione unitaria del partito. Un motivo in più per evitare bracci di ferro che non sembrano utili a nessuno.