Nonostante le due liste a suo sostegno alle primarie, nessuno dei big è stato chiamato nella squadra del segretario nazionale. Anche in occasione dell'ultima direzione, nessun cenno alle prossime regionali o alla possibilità di celebrare il congresso
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Ancora nessuna parola sulla Calabria. La direzione nazionale del Pd, la prima del dopo voto, ha avuto altro di cui occuparsi. Il segretario nazionale Nicola Zingaretti, si è tenuto stretto il sorpasso nei confronti dei Cinque Stelle, e ha lanciato il suo appello all’unità. Troppo grandi le questioni da affrontare, dalla grana Csm alla sospensione di Luca Lotti, fino alle mosse di Carlo Calenda, per parlare di regionali. Eppure il governatore Mario Oliverio e il capogruppo Sebi Romeo ci avevano sperato raggiungendo Roma subito dopo la seduta di Consiglio regionale che ha nuovamente fotografato la crisi dell’attuale maggioranza. Del resto anche il vicesegretario nazionale Andrea Orlando, nella sua ultima e recente visita calabrese, aveva chiaramente preso tempo seppur indicando nel rinnovamento dell’attuale classe dirigente l’obiettivo da perseguire per il Pd calabrese.
Dato al quale va abbinato anche un ulteriore elemento: Zingaretti, appena qualche giorno fa, ha nominato la nuova segreteria nazionale e al suo interno non si trova l’ombra di un calabrese. A differenza di quanto avvenuto nel recente passato con Matteo Renzi e, soprattutto, a dispetto della mole di voti che la Calabria ha tributato al neo segretario nazionale in occasione delle elezioni primarie dello scorso 3 marzo. Addirittura due le liste che si erano approntate nella nostra Regione a sostegno della sua candidatura. Per molti anche questo è un chiaro segnale di presa di distanza dagli attuali vertici del partito nei confronti di una classe dirigente litigiosa e impelagata in un finale di legislatura regionale che potrebbe rivelarsi drammatico.
Il governatore Oliverio è alle prese con diverse indagini giudiziarie, ma soprattutto il Consiglio regionale, dopo gli abbandoni di numerosi consiglieri, è nelle mani della minoranza di centrodestra che decide se e quando le sedute possono svolgersi. Tanto che lo stesso capogruppo Pd Romeo, in occasione dell’ultima riunione, ha fatto capire ai suoi che per l’approvazione del bilancio non si potrà più scherzare. Da qui i pieni poteri confermati al commissario regionale Stefano Graziano che difficilmente darà il via libera al congresso prima che l’orizzonte si schiarisca almeno in parte.