Il “rompete le righe” definitivo è arrivato nel tardo pomeriggio di ieri, quando l’affaire Falcomatà ha travalicato i confini regionali per diventare un vero e proprio caso nazionale all’interno del Pd.

La riunione con il responsabile enti locali ed ex ministro Francesco Boccia, con il capogruppo in Consiglio regionale, Nicola Irto, e con i consiglieri comunali dem ha rappresentato una sorta di spartiacque nei rapporti tra il sindaco sospeso ed i vertici nazionali del Pd. Le frasi pronunciate da Boccia hanno risuonato per ore nelle orecchie non solo dei partecipanti all’incontro, ma di tutti quelli che ne sono venuti a conoscenza. Qualcuno afferma, addirittura, che ve ne siano state anche di più colorite e forti rispetto a quelle rese note alle cronache. Un clima da "redde rationem", insomma.

«Tu non puoi fare quello che vuoi. Valuteremo se ci sono le condizioni per andare avanti», ha detto scocciato l’ex ministro Boccia, mentre Falcomatà ascoltava collegato in videoconferenza senza tradire alcuna emozione.

Nessuna “copertura romana”

Eppure, a poche ore di distanza da quel vertice, il polverone che si è sollevato è stato senza precedenti in casa Pd con latitudine reggina. Falcomatà, infatti, credeva di avere delle solide “coperture romane” che si sono disciolte, però, come neve al sole. Ad oggi, infatti, nessuna corrente sostiene più il sindaco sospeso di Reggio Calabria. L’ultimo baluardo è stato rappresentato dal vice segretario del Pd, Giuseppe Provenzano, il quale, al termine di una giornata convulsa ha fatto sapere in modo più o meno diretto, che non vi era alcun appoggio all’azione portata avanti da Falcomatà.

Il sindaco negli ultimi tempi si era avvicinato abbastanza alle posizioni dell’ex ministro per il Sud e la Coesione del secondo Governo Conte. Ma questo non è bastato per incassare la protezione rispetto all’ira dei big nazionali che si sono visti soffiare il governo della città di Reggio Calabria e della Città metropolitana, a vantaggio di partiti con percentuali minime, come Italia Viva e Azione (in vista della sospensione dalle sue funzioni in seguito alla sentenza nel processo Miramare). Una scelta non concordata, non discussa, neppure ipotizzata. E sulla quale Boccia ha fatto chiaramente intendere di non voler soprassedere.

“Liberi tutti” e coalizione a rischio

Il risultato di tutto questo è stato un definitivo “rompete le righe” e un clima da “liberi tutti”. Tradotto: il Pd non appoggia più Falcomatà e le valutazioni su un’eventuale fiducia in seno al Consiglio comunale di Reggio Calabria saranno fatte di volta in volta. Un messaggio chiarissimo, giunto anche agli altri componenti della coalizione di centrosinistra che mal digeriscono l’idea di dover essere guidati da Brunetti e Versace. Non sono poche, infatti, le anime all’interno di Palazzo San Giorgio che vedono come fumo negli occhi l’idea di una leadership affidata a Italia Viva. L’indicazione giunta dai vertici nazionali dei partiti è stata chiara: «Decidete a livello territoriale se ritenete che vi siano le condizioni giuste per andare avanti». Non solo il Pd, dunque, si pone in posizione laica rispetto alla possibilità di proseguire l’azione amministrativa a Reggio Calabria, ma anche gli altri partiti della coalizione. Ad eccezione, ovviamente, di Italia Viva e Azione.

La solitudine di Falcomatà

Come si tradurrà tutto questo in termini concreti, all’interno del Consiglio comunale e metropolitano, non è dato saperlo con certezza. Di sicuro, però, c’è che Falcomatà è uscito dalla riunione di ieri sera con la certezza di essere completamente isolato. A livello nazionale, come su base locale, se si eccettuano i pochi consiglieri ancora rimasti saldamente fedeli al sindaco sospeso.

Ed a poco è servita la nota istituzionale del Pd Calabria, apparsa più come una dichiarazione dovuta, dopo le prime indiscrezioni apparse sui giornali (che non pochi mal di pancia hanno provocato a qualche esponente dem), piuttosto che una convinta vicinanza al sindaco e adesione alle sue scelte.

Per questo, diventeranno fondamentali, per il futuro della maggioranza di Palazzo San Giorgio, le due riunioni previste per il pomeriggio di oggi e di domani, dove siederanno al tavolo prima i consiglieri comunali del Pd che dovranno trovare una quadra al proprio interno e poi, domani, i rappresentanti di tutti i partiti della coalizione in una interpartitica che si annuncia già abbastanza rovente.

Elezioni in primavera?

L’interrogativo che va circolando in queste ore è sempre lo stesso: saranno così coraggiosi i consiglieri comunali di centrosinistra da porre fine a questa esperienza, ormai comunque compromessa, oppure continueranno, magari provando a giocarsi tutto sulla suddivisione degli assessorati? Quanto al Pd, vedremo se le parole durissime di Boccia avranno un seguito concreto o rimarranno solo “avvertimenti”. La possibilità che il Pd tolga la fiducia a Falcomatà e lo ponga, di fatto, fuori dal partito portando a nuvole elezioni in primavera è ad oggi molto più concreta. Ma non per questo certa. In politica, si sa, tutto può cambiare in poche ore. E questo Giuseppe Falcomatà lo sapeva benissimo anche quando ha nominato due vicesindaci senza avvertire l’esigenza di consultare neppure il suo partito. Accettandone rischi e conseguenze.