«La direzione provinciale del Pd saluta l’elezione di Antonio Viscomi». Riparte da qui il Pd di Catanzaro, che approva la relazione del segretario provinciale Gianluca Cuda e affida a una nota le considerazioni post voto, esaltando innanzitutto l’ingresso alla Camera dei deputati del vicepresidente della giunta regionale, uno dei tre che nel Pd (gli altri sono Ernesto Magorno e Enza Bruno Bossio) che ce ’hanno fatta a passare le forche caudine delle elezioni del 4 marzo, trovando spazio in quel striminzito 14,5 per cento che il partito di Renzi ha conseguito in Calabria.

 

«Viscomi - afferma il Pd di Catanzaro - consente di rappresentare al meglio le istanze della nostra provincia. La sua elezione chiede che ad ogni livello di partito ed istituzionale, nei governi locali in cui è presente il Pd, a partire da quello regionale, si imprima da subito uno scatto necessario di innovazione, di cambiamento e di chiarezza nelle decisioni per recuperare consenso, credibilità e fiducia dei calabresi».
Il richiamo al “cambio di passo”, dunque, non manca. Ma c’è di più. Una serie di messaggi tra le righe, che - senza fare nomi e cognomi - si rivolgono a chi ha remato contro o ha pensato a coltivare soltanto il proprio orticello.

 

«Deploriamo gli atteggiamenti di negligenza e di insufficienza nella mobilitazione registrati nell’ultima campagna elettorale - si legge ancora nella nota -. Occorre un partito più rispettoso delle regole che lo governano a partire dalla celebrazione delle procedure di selezione dei candidati ma nello stesso tempo più rigoroso verso comportamenti che compromettono la credibilità delle decisioni. Non possono passare nella dimenticanza comportamenti di vera e propria “recidiva” come è accaduto anche nell’ultima campagna elettorale, specie da parte di chi occupa o ha occupato postazioni di rilievo politico istituzionale arrogandosi un diritto di critica che si riscopre a posteriori. Al punto che, in alcuni casi, si è arrivati in passato a degenerazioni politiche, a plateali candidature alternative al Pd e al centro sinistra, che hanno minato il principio di appartenenza e che reclamano un rimedio alla radice».

 

Nel ribadire che «occorre un partito più legato alla società, al suo popolo e alla sua gente», il Pd di Catanzaro esorta «il coraggio della verità». «Questo è necessario in tale momento storico - precisano -, con l’esigenza di unire il sano principio dell’unità a quello del rigoroso rispetto delle regole che animano la vita democratica, e pertanto, si denunciano comportamenti lesivi della dignità e dell’immagine del partito che, laddove esplicitati e verificati, possono condurre a dolorose ma necessarie decadenze dagli organi dirigenti del partito. I diritti non sono mai separati dai doveri. Una parte del nostro elettorato ci ha punito proprio per la confusione divisiva e per separazioni improvvise che hanno indebolito la soggettività del Partito democratico».

 

Insomma, una resa dei conti soft (almeno per ora) all’insegna di “chi vuol capire ha capito”.
Il resto del lungo documento è rappresentato soprattutto da ringraziamenti di rito all’ex segretario nazionale Matteo Renzi, ai candidati, ai segretari di circolo, ai militanti che si sono impegnati nella campagna elettorale. Nessun accenno, invece, al segretario regionale uscente, Magorno, che fa parte dei tre democrat usciti vincenti dalle urne.
Infine, l’appello conclusivo, che appare che un monito che il Pd di Catanzaro rivolge anche a se stesso: «Occorre uno scatto di orgoglio, di ascolto, di unità e di rigore». Punto e accapo.