Annunciato, bloccato, sospeso ma alla fine il temuto decreto del ministero della giustizia che chiude il carcere di Lamezia Terme è stato firmato. La data del decreto è del 22 aprile, ma la notizia è diventata pubblica solo nelle ultime ore.


Ad una prima lettura, il decreto ha lasciato sconcertati sia gli operatori dell’informazione che hanno seguito la vicenda che l’opinione pubblica lametina, infatti nel decreto si cita formalmente un presunto parere favorevole da parte del sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza. Poche ore ed ecco che arriva la smentita sdegnata del primo cittadino della città della piana, “l'affermazione contenuta nel decreto di chiusura è falsa ed assurda e quindi il decreto è per noi irricevibile e deve essere annullato”. Questa la dichiarazione solenne e a prova di smentita da parte di Gianni Speranza che tuttavia nelle ore precedenti alla sua presa di posizione era stato preso di mira dai commenti poco edificanti e al limite dell’insulto che si erano levati dalla rete, tra l’altro c’è da tenere conto che Lamezia Terme è una delle città calabresi che andrà al voto il 31 maggio e dunque qualsiasi notizia si espone alla strumentalizzazione elettorale.

 

La dichiarazione di Gianni Speranza al netto di qualsiasi enfasi o interesse elettorale, tuttavia presuppone a questo punto, un chiarimento formale da parte del ministro Andrea Orlando, firmatario del decreto e dunque, anche della chiamata in causa del sindaco di Lamezia Terme. C’è da augurarsi che il tutto possa essere riconducibile ad un semplice refuso dell’estensore materiale del dispositivo. Diversamente ci troveremmo di fronte ad un vero falso ideologico da parte di un ministro della Repubblica con tanto di forma e timbro del Gabinetto del Guardasigilli.


La vicenda della chiusura del carcere lametino comunque è iniziata male ed è finita peggio, al limite del ridicolo. Quando era stato adottato il provvedimento da parte del provveditore regionale degli istituti penitenziari della regione, ministri, sottosegretari e parlamentari avevano ipotizzato la conversione della casa circondariale lametina in sede regionale del provveditorato stesso. Che fine hanno fatto quelle promesse e quegli impegni tra l’altro comunicati e formalizzati a diversi parlamentari che si sono interessati al caso?


Come al solito in questo paese le parole, le promesse di alte cariche dello stato hanno minor valore di assegni bancari senza copertura finanziaria. Con la differenza che per gli assegni emessi a vuoto da un ministro non succede nulla mentre gli assegni dei poveri cristi finiscono per essere esposti nel bollettino dei protesti. Ad un decreto palesemente falso, dunque, si aggiunge una vicenda che somiglia ad una grossa bufala politica.


Di seguito il video nel quale il 9 marzo Gianni Speranza, sindaco di Lamezia, prendeva posizione chiara e netta contro ogni ipotesi di chiusura del carcere.