È d’obbligo usare un eufemismo, cercare di rendere l’espressione più “civile”, lasciando che sia chi legge a formulare in mente la frase esatta: Oliverio ha un gran fattore C. Il risultato in Umbria, con il trionfo del centrodestra guidato da Salvini, è un colpo di fortuna inaspettato nelle dimensioni in cui si è consumato, perché la clamorosa sconfitta del patto Pd-M5s resuscita le ambizioni di ricandidatura del governatore e lo mette al centro della scena. Lo spiega bene Pietro Bellantoni, nel suo pezzo a caldo, buttato giù subito dopo le prime proiezioni che disegnavano la disfatta giallorossa, con la Lega che viaggia verso il 40 per cento e Fratelli d’Italia che diventa il terzo partito in Umbria, sorpassando Forza Italia e i Cinquestelle.


Che Oliverio in Umbria “tifasse” contro il suo stesso partito era scontato. Ma ora è dai 5s che arrivano per lui le parole più attese: «Il Movimento nella sua storia non aveva mai provato una strada simile. E questa esperienza testimonia che potremo davvero rappresentare la terza via solo guardando oltre i due poli contrapposti». Come dire, ci abbiamo provato, ma non funziona, quindi basta. Almeno per i nuovi accordi, quelli per le prossime regionali: «Senza raggiungere il 51% imposto dalla legge elettorale – si legge nella nota ufficiale diffusa nella notte -, abbiamo avuto bisogno necessariamente di trovare altre forze politiche per governare. Continuiamo a lavorare umilmente, rispettando gli impegni». Parole che sembrano mettere in sicurezza l’alleanza a Palazzo Chigi, ma allo stesso tempo chiudono su qualsiasi accordo futuro per le elezioni amministrative. Miele per le orecchie di Oliverio, che ha osteggiato questa ipotesi sin dall’inizio, consapevole che un patto giallorosso anche in Calabria avrebbe avuto una clausola invalicabile: il suo allontanamento da parte del Pd, cosa che il segretario Nicola Zingaretti aveva già garantito, offrendo la testa del lupo della Sila prima di averlo davvero catturato.

 

Invece, si ricomincia daccapo, con i democrat spiazzati, senza un candidato alternativo al governatore e senza la forza politica per osteggiarlo efficacemente. Al contrario, Oliverio fa sapere di avere 7-9 liste già pronte ed è in piena campagna elettorale da quasi un anno. Un vantaggio che potrebbe essere considerato incolmabile, spingendo il Nazareno a tornare sui suoi passi.
Ma ora Zingaretti ed i suoi luogotenenti – Graziano e Oddati, inviati in Calabria a mettere sabbia negli ingranaggi della macchina oliveriana - non si giocano solo le prossime elezioni, ma anche la faccia.


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