Diversamente deboli. Diversamente leader. Con diversamente parenti al seguito. E diversamente problemi. Elly Schlein non ha una sorella e un cognato ad alzare spalle in direzione di partito al posto suo e non ha soprattutto, o per sua fortuna, carne viva di cui dibattere al governo tra i 4 e i 9 anni di reclusione sullo sfondo. C'è il summit di Fratelli d'Italia a piazza di Spagna. Non c'è Giorgia ma c'è Arianna, il cognome è lo stesso e il colore di capelli pure. «Giorgia è il nostro Frodo», l'urlo pop. «Dobbiamo starle vicino».

Citando l'amato poi Tolkien la sorella della premier ha citato «l’anello del potere ma quell'anello dà grandi responsabilità». «Sapendo il peso che porta Giorgia, dobbiamo essere responsabili tutti, dal primo dirigente all'ultimo dei militanti». Lucidati i muscoli e i simboli a dovere la pratica più viscida, l'opportunità o meno che Daniela Santanchè resti nel governo con un processo per falso in bilancio e truffa sul groppone, è tutta nelle parole di Donzelli. «Orgogliosi del percorso che stiamo facendo e della fiducia che ogni giorno gli italiani ci dimostrano. Continueremo a lavorare uniti per raggiungere traguardi sempre più ambiziosi». Ad un certo punto Santanchè lascia la direzione nazionale del partito, senza intervenire. Donzelli ha ancora fiato invece.

«La fiducia la esprime il Parlamento, la fiducia di Fratelli d'Italia per il lavoro di Santanchè non è mai venuta meno». Poi, rispetto alle dichiarazioni del presidente del Senato, Ignazio La Russa, che crede che la ministra debba fare una valutazione sul proprio futuro al governo, Donzelli aggiunge: «Visto che sono anche amici e visto anche il ruolo di La Russa, penso che non spetti a me smentirlo». Tradotto, la pratica la deve "lavorare" La Russa. È lui l'amico, presidente del Senato e garante di Santanchè.

La gestione delle opportunità giudiziarie in franchising, tra colonnelli e generali in Fdi, funziona così. La Russa il "consiglio" a Santanchè lo ha già dato. «Rifletti». Ma lo fa per l'amica Daniela o per se stesso? Tira tira la corda trascinerà pure lui? E di riflesso, il ministro fischietta serena perché sa bene che La Russa è dentro fino al collo in questa storia ed è il suo principale e inscindibile alleato? Fratelli d'Italia ma non di disgrazie giudiziarie. Ognun per sé, Dio per tutti. Tolkien per tutti. Basta non toccare Giorgia, il monito di Arianna. Poi aggiustatevi pure tra bancarotte e falsi in bilancio. Ben poco da invidiare sulla carta dalle parti di Elly Schlein. Ma solo sulla carta però perché si può essere diversamente incasinati lo stesso e diversamente consapevoli di esserlo. E senza parenti in direzione.

In un solo pomeriggio Elly si mette contro Marco Minniti sulla vicenda Almasri e Libia forever e contro Franceschini e Prodi sulle diversità d'appartenenza da non estinguere. Mica male in prospettiva. Schlein torna sulla vicenda del rilascio di Almasri per mettere in chiaro che se anche in passato il partito che guida ha aderito al modello «cattivista e cinico» — il riferimento è all’intesa con la Libia per il contrasto dell’immigrazione irregolare, firmata nel 2017 dall’allora ministro dell’Interno Marco Minniti nel governo guidato da Paolo Gentiloni — ora l’indirizzo è un altro. Dopo di che passa alle alleanze, «vanno cercate fuori dai palazzi, tra le persone».

Un avvertimento poco esoterico indirizzato a quella minoranza del partito che spinge in direzione opposta: i riformisti, due settimane fa, e i portavoce — come Dario Franceschini — della necessità di «marciare divisi e colpire uniti» per vincere le elezioni, attraverso un ritorno al sistema proporzionale. Dentro ci finisce inevitabilmente pure Prodi, teorico federatore di qualcosa che per Elly è già "uno e trino", non c'è bisogno di tutor. Conte, poche ore dopo, ribadisce sulle agenzie di stampa che la tesi di Franceschini e Prodi è più che apprezzabile. Prima divisi e poi uniti. Elly vede già tutto unito ora (salvo poi magari dividersi dopo, o durante...). Non sarà tosta come una direzione con un falso in bilancio nel governo. Ma una passeggiata romantica con Minniti, Franceschini e Prodi come "nemici" non è facile nemmeno da immaginare…