La sfida Harris-Trump è un crocevia anche per le prospettive dell’Italia meridionale. E il Ponte gioca un ruolo chiave: «Fondamentale per collegare le basi Nato»
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«Il Ponte sullo Stretto costituisce un’infrastruttura fondamentale rispetto alla mobilità militare, tenuto conto della presenza di importanti basi Nato nell’Italia meridionale». Nero su bianco in disegno di legge presentato nel 2023 dalla premier Giorgia Meloni e dai ministri Salvini e Giorgetti c’è un passaggio che tiene insieme tasselli strategici: sviluppo, infrastrutture, geopolitica. Con la Calabria al centro di una partita economica, quella della mega opera che costerà più di 13 miliardi di euro, e strategica.
Calabria e Sicilia si propongono, per la loro centralità, a diventare l’hub del Mediterraneo. Lo ripete spesso il presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto: «Credo che la nostra regione possa diventare l’hub dell’Italia e dell’Europa sul Mediterraneo». Occhiuto pensa a rapporti economici con i Paesi che si affacciano sulla sponda sud e che «nei prossimi anni cresceranno con un incremento del Pil superiore a quello di molte nazioni europee».
Se la politica pensa a ipotesi per allargare lo spettro dei traffici commerciali, quel virgolettato firmato dai vertici del governo restituisce l’esistenza di una dimensione militare nel progetto del Ponte. I riferimenti si colgono anche negli scopi del Trans-European Transport Network (Ten-T), il cui scopo, tra gli altri, è quello di creare una rete in grado di soddisfare «un piano d'azione sulla mobilità militare 2.0».
Basta la parola Nato per legare gli interessi geopolitici per il Meridione alle elezioni negli Stati Uniti: l’esito del voto può cambiare tutto. In primis l’utilizzo delle basi nell’Italia meridionale. La Calabria, come area di passaggio tra Napoli e Sigonella, è un’area di interesse per la logistica militare. Dagli avamposti nel Sud del Paese l’Alleanza atlantica gestisce le principali operazioni americane nel Mediterraneo. E da tempo la Nato punta il dito sulle lacune delle infrastrutture italiane: ponti che non reggono il peso dei mezzi militari, paesi con scarsi collegamenti interni, opere obsolete e scartamenti delle linee ferroviarie diversi rallentano il dispiegamento di mezzi e truppe in tempi rapidi. Sembra la descrizione di una delle tante emergenze calabresi. Il ruolo della Calabria in questo gigantesco hub strategico per le operazioni militari nel Mediterraneo cambierà a seconda di chi si aggiudicherà la sfida elettorale. A una vittoria di Trump gli analisti geopolitici associano la possibilità che gli Usa si chiudano e rinuncino a considerare essenziale l’esistenza stessa della Nato. Harris, invece, è considerata – in politica estera – come garanzia di continuità rispetto alle politiche dell’amministrazione Biden.
È anche vero che la crisi mediorientale è la più delicata tra quelle che gli Stati Uniti affrontano in questa fase. Lo stesso Trump l’ha incardinata, rivolgendosi al premier israeliano Netanyahu, con poche ma significative parole: «Fai quello che devi fare». Non suona esattamente come una prospettiva di smobilitazione dallo scenario in cui si consumano la tragedia di Gaza e il conflitto con l’Iran. Sud come hub commerciale o avamposto militare? Bivio dal quale può dipendere il futuro del Meridione. Dalla scelta del prossimo presidente dipenderà anche questo.
Un quadro in cui il Ponte è crocevia di interessi economici e politico-militari: il futuro del Sud dipende (anche) da un’urna in Pennsylvania.