L’esito del mini turno elettorale è stato accolto con soddisfazione dal centrodestra ma nonostante le smentite e le frasi di circostanza i rapporti tra i due alleati si sono incrinati dopo i fuorionda dell’ormai ex compagno della premier Meloni trasmessi da Striscia
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Il test politico di ieri è stato troppo limitato territorialmente. Più che un antipasto delle Europee è stato una sorta di amuse bouche. Eppure dalle parti del centrodestra si esulta perché la vittoria c’è stata nonostante il Governo stia per varare una manovra finanziaria in cui le promesse elettorale si sono dovute scontrare con la realtà dei numeri. Ma non tutti hanno vinto allo stesso modo. Il ministro Francesco Lollobrigida, maliziosamente, dice che «Abbiamo vinto in Alto Adige dove siamo il primo partito, a differenza di altri, e il collegio di Monza è andato a Galliani» (dove altri sono chiaramente gli alleati). Il presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto, invece fa di tutta l’erba un fascio «Congratulazioni a Maurizio Fugatti, confermato presidente della Provincia autonoma di Trento. Una bella affermazione elettorale per il centrodestra, un’esperienza di governo premiata dai cittadini. Auguri e buon lavoro alla nostra coalizione». Non certo a Forza Italia che a Trento non lavorerà proprio essendosi fermata al 2% senza quindi entrare in consiglio.
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Certo c’è la vittoria di Galliani nel collegio di Monza. «Sinceri auguri di buon lavoro ad Adriano Galliani, che vince nettamente la sfida nel seggio di Monza-Brianza e torna in Senato - incalza allora Occhiuto - Un successo particolare per Forza Italia, nel territorio che nel 2022 aveva eletto il presidente Silvio Berlusconi». Giusto, ma anche questo dato offre una doppia chiave di lettura. Bisogna vedere se nell’enclave forzista, nel collegio che fu appunto del Cavaliere, il suo storico braccio destro si sia imposto più per appartenenza politica o per essere presidente del Monza calcio. Non solo. Ma bisogna considerare che il centrosinistra presentava un candidato divisivo come Marco Cappato, uomo bandiera del diritto all’eutanasia, di certo non gradito ai cattolici. L’effetto è che in Brianza sono andati a votare in pochissimi. Insomma anche qui bene ma non benissimo per gli Azzurri.
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Ma al di là del dato elettorale quello che preoccupa i forzisti è quanto si agita a Roma dove, almeno tre indizi, dicono che è partita la
rappresaglia della Meloni contro Forza Italia. La premier già domenica nel suo video messaggio alla convention di Fratelli d’Italia aveva parlato di attacchi e cattiverie, meschinità e lotte nel fango con evidente riferimento ai fuori onda di Striscia. Ieri ha reso palpabile la sua irritazione verso il programma satirico e chi poteva e non ha fermato le esternazioni pecorecce del suo ex. Così mentre i suoi luogotenenti (Donzelli e l’immancabile Lollobrigida) assicuravano che il Governo non avrà nessun occhio di riguardo verso Mediaset, lei passava al contrattacco politico. Un primo siluro lo lanciava verso la nomina di Giuliano Amato a consulente per l’intelligenza artificiale. Uno sgarbo verso Forza Italia e soprattutto verso Mediaset visto che il nome era stato proposto da Alberto Barachini, sottosegretario all’Editoria e giornalista che ha lavorato per venti anni in Mediaset. Fratelli d’Italia ha fatto sapere dell’irritazione della Meloni per questa nomina che non sarebbe stata concordata.
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Altro schiaffo a Forza Italia è venuto proprio sul campo a cui gli Azzurri tengono di più ovvero la giustizia. La Meloni si è presentata al vertice di Governo sulla giustizia e ha deciso di avocare a sé la questione della prescrizione tanto cara ai berluscones che vorrebbero tornare alla vecchia legge Cirielli, ipotesi sgradita sia ai meloniani che a Salvini. Ultimo indizio lo stop al decreto energia annunciato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin. Il suo collega Fitto, fedelissimo della Meloni, lo ha sonoramente bocciato sostenendo che non era in linea con gli impegni presi dall’Italia a Bruxelles, in particolare quelli sulla libera concorrenza. Il decreto in sostanza prevedeva l'ennesimo rinvio di un anno della liberalizzazione del mercato elettrico a tutela delle famiglie.
Insomma i rapporti fra alleati sono davvero tesi e dalle parti di Forza Italia tanti hanno il timore di rimanere schiacciati nello scontro fra Mediaset e Fratelli d’Italia. I meloniani invece affilano le armi, soprattutto in Calabria dove da tempo chiedono un riequilibrio delle deleghe. Per il momento non è scontro frontale, ma guerra tattica. Così domenica durante la convention calabrese dei meloniani c’è stata la fuga in avanti del senatore Ernesto Rapani che si è autocandidato sindaco di Corigliano Rossano e la frenata del collega Fausto Orsomarso sulla città unica, progetto di legge caro ai forzisti sulla conurbazione di Cosenza, Rende e Castrolibero. Siamo alle schermaglie, appunto. La resa dei conti arriverà dopo le Europee che, con il suo sistema proporzionale, non lascerà adito a dubbi. Un problema per Occhiuto che dovrà dimostrare come in Calabria il suo partito ancora tiene.