È stato certamente un grande spot per la Calabria, il G7 che si è celebrato fra Reggio e Villa San Giovanni. Il vicepremier Antonio Tajani ha molto insistito sul ruolo strategico nel Mediterraneo della nostra regione ed ha illustrato alle prime sette potenze economiche della terra, più le altre nazioni ospiti, sia il Porto di Gioia Tauro sia il progetto del Ponte. Non a caso ad un certo punto ha fatto la sua comparsa anche l’amministratore Delegato di Stretto di Messina, Pietro Ciucci, che ha parlato del grande successo che ha riscosso il progetto dell’opera fra i presenti al meeting ed ha annunciato che la Ue ha dato il via libera al cofinanziamento per 25 milioni del progetto esecutivo.

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Anche Tajani dice che il progetto ha riscosso grande interesse fra i partecipanti all’incontro «Ma non c’erano decisioni da prendere - dice - per noi si tratta di una infrastruttura fondamentale che spero parta il prima possibile». Primo piano anche per il porto di Gioia Tauro esaltato da Tajani come uno dei più importanti porti italiani e infrastruttura fondamentale per far crescere il commercio che rappresenta il 40% del Pil italiano. Ma soprattutto è il Mediterraneo la nuova via del commercio viste le tensioni sul mar Rosso e le difficoltà sul golfo di Suez. Per questo Gioia può giocare in prospettiva un ruolo ancora più centrale ed infatti ha attratto l'attenzione soprattutto di paesi come il Giappone. Insomma la Calabria esce da protagonista di questa giornata che si è conclusa con una visita al Museo di Reggio «D’altronde - scherza Tajani - i Bronzi erano su una nave e già allora il commercio da queste parti era fiorente». Il resto del programma prevede una passeggiata sul chilometro più bello d’Italia, il concerto della Marina Militare e una cena rigorosamente italiana.

Tutto questo però nasconde il particolare momento geopolitico, aggravato anche dalla possibile elezione di Donald Trump a presidente Usa con la sua politica dei dazi che potrebbe danneggiare la zona Euro. Sul punto Tajani preferisce glissare. «Non mi sembra opportuno fare dichiarazioni su una campagna elettorale in corso - dice - da Ministro degli Esteri la troverei una inutile ingerenza in casa d’altri. I problemi si affrontano quando si presentano. Vedremo chi sarà il prossimo presidente Usa e con lui ci confronteremo, partendo dal presupposto che siamo partner degli Usa che fa parte del G7 e della Nato».

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Altra preoccupazione è la Cina che Tajani definisce un competitor commerciale, ma anche un mercato interessante. Per cui sul piano economico bisogna dialogare con furbizia e pretendendo il rispetto delle regole. Sul piano politico l’appello è quello che la Cina si faccia parte diligente nel processo di pace fra Russia e Ucraina. Insomma le tante tensioni geo-politiche e il fantasma di Trump hanno agitato questo G7. Per questo la presidenza italiana ha deciso di allargare la convention anche ad altri Paesi che non fanno propriamente parte dell'organismo come il Brasile, l’India, il Vietnam, la Nuova Zelanda. Non solo ma ha deciso anche di allargare il confronto alle imprese rappresentate dal Business 7. L’obiettivo è quello di arrivare a nuove intese commerciali e nuovi sbocchi per le imprese del circuito G7. «Il mondo sta cambiando - conclude il Ministro degli Esteri - ci dobbiamo attrezzare». Come lo sapremo domattina quando si terrà la riunione vera e propria che licenzierà il documento economico-politico del vertice.