Per la nuova scissione in Forza Italia ormai è solo questione di ore. Man mano che si avvicina l’appuntamento del primo agosto con il tavolo delle regole sale di intensità la forza delle dichiarazioni di Giovanni Toti.

«Una farsa che è durata troppo, ho le dimissioni pronte», ha annunciato il governatore della Liguria attraverso un video su Facebook. «La classe dirigente di Forza Italia ha stufato, le nostre ricette non sono più adeguate ai tempi. Continuiamo a dire alla Lega di mollare i Cinque stelle ma offriamo ai nostri interlocutori un partito esangue e un'opposizione che francamente non si capisce se non per il suo voler far dispetto al nostro vecchio alleato. C'è chi dice che voglio un partito succube della Lega, ma chi lo dice è chi lo ha reso succube e irrilevante politicamente».

Praticamente il ben servito a Silvio Berlusconi è ormai sicuro, così come la direzione che Giovanni Toti vuole intraprendere e che lo porterà tra le braccia di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Obiettivo: diventare la terza forza, quella più moderata, di una coalizione di centrodestra a trazione sovranista che sappia fare a meno della logora Forza Italia.

«Tra i tanti veleni su di me – dice ancora Toti – c’è l’accusa di tradimento, di disimpegno. Invece ho accettato la nomina a coordinatore, ho fatto le mie proposte, ho chiesto a Fi di superare se stessa. Ho chiesto che la classe dirigente che ha contribuito al declino fosse per lo meno congelata, e invece sono tutti al loro posto: 'Meno siamo, meglio stiamo'. Ho chiesto primarie aperte, ho chiesto cose banali, ma l'inizio di un percorso per costruire un partito aperto in cui nessuno si sente escluso. Però tutto questo è diventato qualcosa di eversivo, di primarie non se ne può parlare, di congresso solo a settembre. Io accettato la carica di coordinatore di questo partito solo per fare le primarie. Se questo non sarà non intende essere complice della disfatta di una storia gloriosa. Le mie dimissioni sono già sul tavolo».

Il messaggio più chiaro di così non poteva essere. Ultimato lo strappo ci sarà da capire quali saranno i suoi effetti all’interno del centrodestra e anche a livello periferico. La Calabria, con gli appuntamenti fondamentali delle regionali e delle comunali di Reggio, aspetta gli assestamenti romani prima di mettere mano alle scelte su coalizioni e candidati. La sensazione, quindi, è che le candidature fin qui avanzate dalle varie forze del centrodestra possano considerarsi premature e tutte da rivedere

Riccardo Tripepi