Il neo sindaco esasperato dalle tensioni che si stanno scatenando intorno alla formazione della giunta e alla assegnazione di postazioni cruciali come la Presidenza del Consiglio comunale e la guida delle partecipate. Il suo avviso ai naviganti
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«Se non mi fanno lavorare, ce ne andiamo tutti a casa». Sentito da LaC News24, il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita non usa mezze misure. «Voglio amministrare questa città all'insegna del vero cambiamento - aggiunge - ma solo se me lo permetteranno. Non sono infatti disposto a passare sopra a tutto, pur di restare dove sono arrivato pur con tanto impegno. Che sia ben chiaro, ciò non significa essere rigido su qualunque posizione. Ma nemmeno dare via libera a situazioni ibride in cui finirei per rimanere impantanato. Attenzione, dunque. Io ho già dimostrato di non ingoiare ogni rospo, quando ho detto dei no mentre si raccontava che da solo valessi ormai appena l1%. Che avessi insomma perso tutto il mio consenso popolare, dal 2017 a oggi, mentre la gente ha dimostrato di essere con me, oltreché votandomi in massa, persino durante la festa per l'elezione al parco (quello della Biodiversità mediterranea dell'Agraria, durante il saluto agli elettori di mercoledì scorso, ndr)».
Fiorita, insomma, dalle nostre colonne lancia un chiaro e inequivocabile avviso ai naviganti poco prima di raggiungere, come ovvio in veste istituzionale, il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese in visita a Catanzaro proprio stamani. Sono stati di conseguenza avvisati quanti si stanno azzannando per un tocco di carne pregiata (la presidenza del consiglio comunale e la poltrona di vicesindaco, gli assessorati, i posti da dirigente e le funzioni apicali nelle Partecipate), ma anche per qualche osso tipo i posti meno nobili del cosiddetto sottogoverno. Una situazione difficile e soffocante per un sindaco, che pure è assai meno mite e tenero di quanto sembri in apparenza avendo dimostrato di avere le spalle larghe. E anche la forza per sbattere i pugni sul tavolo difendendo le sue donne e uomini di fiducia. Gente che risponde al nome di Gianmichele Bosco, forse su tutti, Daniela Palaia, Donatella Monteverdi, Nunzio Belcaro, ma anche dei Dem Pasquale Squillace e Salvatore Passafaro unitamente al pentastellato Francesco Mardente.
Che non è affatto scritto diventeranno tutti assessori o dirigenti. Non è questo il punto dell'intemerata fioritiana, per carità. Ma nella testa del leader di Cambiavento queste figure da premiare ci sono. Eccome. Così come c'è una certa strategia per cui lui cerca collaborazione, anche dagli stessi acerrimi rivali di Rinascita, ma non certo inciuci e accordicchi all'insegna del piccolo cabotaggio e della bassa cucina della politica.