Mascherine sì. Mascherine no. Anche su questo argomento in Calabria la confusione la fa da padrone. A quanto sostenuto dalla presidente Santelli non ci sarebbe nessun obbligo di utilizzare le mascherine perché «se metto l'obbligo devo essere in grado di darle».

È stata questa la risposta data a Fabio Fazio dalla governatrice ieri sera nel corso della trasmissione Che tempo che fa in onda su Rai2. 

La presidente finita in questi giorni su tutte le reti e i giornali nazionali per la ormai nota ordinanza adottata il 29 aprile con cui riapriva bar e ristoranti all’aperto (provvedimento alla fine impugnato dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia perché ritenuto illegittimo) ha insistito ancora nella strenua difesa della sua ultima ordinanza che avvia la fase 2 perchè «i ristoranti li ha riaperti il Governo. Ritengo più pericolosa la fila dell'asporto piuttosto che permettere che chi ha i tavolini all'aperto possa riaprire».

L'ordinanza dimenticata

Ma torniamo alle mascherine. Che fine ha fatto l'ordinanza del presidente della Regione n.29 del 13 aprile? (QUI L'ORDINANZA INTEGRALE). Al punto 5 così recitava: «È fatto obbligo a tutte le persone che si spostino o giungano all’interno del territorio regionale per attività consentite e autocertificate, di utilizzare la mascherina o, in alternativa, qualunque altro indumento a copertura di naso e bocca».

Un'ordinanza che la presidente Santelli a Che tempo che fa sembra aver dimenticato considerando per di più che ad oggi non c'è alcun provvedimento formale di diverso indirizzo.

Caos a parte, quel che è certo è che la Regione Calabria in poco meno di 15 giorni sembra aver cambiato bruscamente rotta. Da Calabria blindata, dall’esercito, dall’obbligo delle mascherine o di qualsiasi indumento per coprire naso e bocca si è passati alla strada opposta e alla richiesta al Governo «di avere maggiore autonomia».

E se le motivazioni potrebbero essere anche ragionevoli per permettere la graduale ripartenza di una Regione in cui fortunatamente i contagi sono contenuti, quel che davvero sfugge è la reale motivazione che spieghi il perché di un cambiamento così importante da parte delle istituzioni regionali che altro non fa che alimentare la confusione nei cittadini.

Altro non resta che affidarci più che alla politica al buon senso dei cittadini che siamo sicuri non vorranno buttare all’aria i sacrifici fatti negli ultimi due mesi.