L’analisi

Europee, la Calabria è un paradosso: ecco perché una regione in cui non vota (quasi) nessuno manda ben 4 parlamentari a Strasburgo

Il dato sull’astensionismo (solo il 40% dei cittadini è andato alle urne) si scontra con il record di eletti. Così la forza dei candidati e il peso dei partiti hanno spinto Lucano, Nesci, Princi e Tridico

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di Massimo Clausi
11 giugno 2024
15:18
Tridico, Lucano, Nesci e Princi
Tridico, Lucano, Nesci e Princi

Sono state elezioni da record le ultime Europee per la Calabria. Record da due diversi punti di vista. Il primo, in negativo, è quello dell’affluenza che ha fatto registrare una delle percentuali più basse d’Italia dopo quelle che si sono registrate nelle isole. Il dato finale dice che solo il 40,28% dei calabresi aventi diritto al voto si sono recati alle urne. Ciò nonostante il traino delle amministrative che hanno visto ben 135 Comuni chiamati al voto, fra cui centri importanti come Corigliano Rossano (terza città della Calabria per popolazione), Vibo Valentia, Montalto Uffugo, Gioia Tauro, Mendicino e via discorrendo.

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Nemmeno il traino delle Comunali ha invertito una tendenza che volge al negativo visto che il dato è peggiorato rispetto a cinque anni fa quando ha votato il 43,99% dei calabresi. Che le amministrative abbiano dato una mano alle consultazioni Europee lo dimostrano i dati delle città dove si è votato anche per il Comune. Due esempi: Corigliano Rossano si è arrivati oltre il 68% così come a Vibo Valentia. Nel resto della Calabria un mezzo disastro. Un messaggio netto dei calabresi ai partiti politici che segna una marcata distanza fra le istanze della gente e i programmi messi sul piatto dai politici. Ammesso che di programmi si sia parlato in una campagna elettorale in cui più che di Europa si è parlato dei singoli candidati e della competizione interna dei partiti delle diverse coalizioni.


Una riprova di ciò viene se guardiamo i dati nel dettaglio provincia per provincia. Innanzitutto un dato che emerge con forza è che in quindici comuni calabresi non si è raggiunto nemmeno il 20% dei votanti. Un vero e proprio record nazionale.

Se poi analizziamo i dati delle singole province, spicca il dato di Crotone. Nella città di Pitagora ha votato solo il 28,29% degli aventi diritto al voto, nemmeno un elettore su tre. Si tratta della percentuale più bassa di tutta la Calabria fra le grandi città. Eppure a Crotone c’era più di un motivo per andare a scegliere chi ci rappresenterà in Europa. La città è alla prese con la delicatissima questione della bonifica dell’ex area industriale con uno scontro fra il colosso Eni e le istituzioni locali. Una questione talmente grande che meriterebbe l’attenzione di Bruxelles dove una delle direttrici politiche principali è appunto la transizione ecologica. Ma evidente Bruxelles da Crotone è distante non solo geograficamente e i crotonesi percepiscono l’unione Europea più come l’istituzione che si interessa dei tappi delle bottiglie di plastica, del blocco della pesca piuttosto che di un reale incremento della qualità della vita.

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Nonostante questa situazione l’altro record è paradossalmente il numero degli eletti. La Calabria manda a Bruxelles quattro parlamentari: Pasquale Tridico (M5S), Giusi Princi (FI), Mimmo Lucano (Avs) e Denis Nesci (FdI). È la prima volta che la Calabria sarà così massicciamente rappresentata a Bruxelles. Nel 2019 eravamo riusciti ad eleggere solo la grillina Laura Ferrara e, per uno scorcio di legislatura, il meloniano Denis Nesci. Un record se si considera la densità demografica della nostra regione nettamente inferiore a quella di altre regioni della stessa circoscrizione Sud come la Campania o la Puglia.

Ma come si conciliano i due dati? Sostanzialmente da due fattori: la forza dei candidati e la forza dei rispettivi partiti. Prendiamo ad esempio Mimmo Lucano, la cui popolarità valica i confini regionali e anche nazionali. Suo malgrado Lucano è diventato un simbolo di un modello di accoglienza alternativo a quello dei respingimenti. Un’accoglienza che si traduce in benefici anche per chi accoglie visto che il modello ha posto un piccolo paese come Riace all’attenzione mondiale (Wim Wenders volle farci un docufilm). Lucano è diventato un simbolo anche per la sua controversa vicenda giudiziaria che lo ha visto condannare in primo grado alla pena pesantissima di tredici anni e poi assolto da tutte le accuse più gravi in Appello.

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Discorso simile può farsi per Pasquale Tridico che, quasi da solo, ha tirato la volata al Movimento con 117.764 preferenze che lo rendono il più votato dei grillini in tutte le circoscrizioni. Anche in questo caso ha giocato molto la popolarità del cosentino che è stato presidente dell’Inps, ma soprattutto uno dei teorici del reddito di cittadinanza. Competente e al tempo stesso umile, la popolarità dell’economista travalica i confini regionali e anche quelli dei partiti.

Per quanto riguarda invece gli altri due eletti molto ha giocato la forza dei rispettivi partiti. FdI in Calabria si è confermato primo partito grazie anche all’incredibile messe di voti che ha avuto Giorgia Meloni, capolista in tutte le circoscrizioni, che secondo gli analisti ha apportato un valore aggiunto alla lista. Con questo ovviamente non vogliamo sminuire il valore di Nesci che è eurodeputato uscente, ma il risultato del suo partito che ha eroso moltissimi consensi alla Lega, gli ha permesso una elezione tranquilla.

Esordiente col botto è stata invece la vicepresidente della giunta regionale, Giusi Princi, soprattutto se si considera che è neofita della politica. Ma su di lei l’amministrazione regionale, anzi Forza Italia, ha deciso di puntare tutte le fiches e il risultato è stato incredibile, visto che in Calabria la Princi ha preso più voti del leader del partito Antonio Tajani.

Comunque sia da qui a poco la Calabria avrà quattro voci che la rappresenteranno a Bruxelles a cui tutti facciamo un in bocca al lupo per le sorti future della nostra martoriata regione.

Giornalista
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