VIDEO | L’eurodeputato campano sarà ricandidato nella circoscrizione Italia meridionale che comprende anche la Calabria. Nella sua visita era accompagnato dal coordinatore territoriale vibonese che ha annunciato la rottura con Forza Italia: «Non sosterremo la ricandidatura di Limardo»
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«Di Autonomia differenziata non parlo, non posso. C’è una precisa direttiva del partito». La lingua (non) batte dove il dente duole. Del Ddl Calderoli che spaventa le regioni del Sud ed esalta le spinte indipendentiste di quelle del Nord, Valentino Grant non intende parlare a microfoni accesi. In visita agli studi di LaC Tv e alla redazione di LaC News24, l’europarlamentare, casertano ed ex coordinatore campano della Lega, mette subito in chiaro che l’argomento più spinoso per chi è nato da Roma in giù, ma milita nel partito che un tempo era solo della Padania, è tabù.
È una campagna elettorale difficile quella che nella quale è già immerso, in vista della tornata elettorale di giugno, che lo vedrà ricandidato al Parlamento europeo.
«I soldi per l'Autonomia differenziata li troveremo»
«L’Autonomia differenziata si farà», assicura in camera caritatis, ma senza particolare slancio. E soldi per i Lep? Ci vogliono tra i 100 e i 120 miliardi di euro per assicurare i Livelli essenziali di prestazione. Dove stanno i soldi? «Li troveremo», taglia corto, sconfinando dall’ottimismo nella favola. «E poi - precisa - mica è obbligatorio aderire all’autonomia differenziata. Le Regioni possono scegliere, questo non lo dice nessuno. Le Regioni a statuto speciale e le Provincie autonome già esistono e funzionano. Dov’è la differenza?». Il discorso si fa troppo lungo per una chiacchierata informale.
Rischio "cappotto" di Fdi
Proviamo con il Ponte sullo Stretto. Si farà? «Si, certo». Ne è proprio sicuro? «Assolutamente, questa è la volta buona». L’ottimismo è il profumo della vita, declamava Tonino Guerra in una celebre pubblicità dei primi anni 2000. Ma è anche così che si vincono le elezioni, credendoci. E su questo il centrodestra non ha nulla da imparare. Anzi, il rischio adesso è vincere troppo, con Meloni che minaccia di far saltare il banco della coalizione con un risultato “renziano” a giugno. «Serve equilibrio in certe cose - avverte Grant - altrimenti le tensioni scoppiano all’interno della stessa alleanza».
A Vibo la Lega molla il centrodestra
Ma tutto è relativo. Perché se a livello romano il centrodestra ancora tiene botta, in apparenza compatto nonostante le frizioni causate dalle imminenti Europee, sui territori è un proliferare incontrollato di liste civiche, dove spesso Lega, Fdi e Forza Italia marciano separati e occultati, l’uno contro l’altro. Lo dimostra Mino De Pinto, coordinatore territoriale della Lega, che ha accompagnato Grant negli studi di LaC. Lui non ci pensa proprio ad avallare la scelta di Forza Italia, che ha già ufficializzato la ricandidatura di Maria Limardo a sindaco del capoluogo vibonese: «In questi quattro anni e mezzo di consiliatura non ci hanno mai considerato e non accettiamo il candidato che hanno imposto. Già alle Provinciali del 26 febbraio andremo con il centro. Che non significa centrosinistra, ma un centro che guarda a destra».
Una frase poco sibillina destinata a innescare un polverone politico non soltanto all’interno della coalizione di centrodestra ma anche nel partito di Matteo Salvini. La dichiarazione di De Pinto, nei fatti, significa il rafforzamento del Terzo polo su cui stanno lavorando Stefano Luciano e altri players ormai distaccatisi dalla coalizione che sostiene il sindaco (l’area riconducibile all’ex consigliere regionale Vito Pitaro) e il centrosinistra stesso (da cui proviene Luciano). Una posizione che chiude il cerchio su mesi di indiscrezioni che, tradotte ora in fatti concreti, rende il Terzo Polo il vero antagonista alla governance uscente, lasciando per ora al palo i movimenti civici e progressisti, Pd compreso, ancora in cerca di un candidato a sindaco unitario.
«Presto si vedranno i risultati del lavoro di Salvini in Calabria»
Grant ascolta, non obietta e forse neppure sa bene di cosa si stia parlando. Queste sono beghe locali che ben poco hanno a che vedere con Strasburgo e Bruxelles. Lui vola alto e pensa a Salvini: «Il ministro sta facendo tanto per la Calabria e presto si vedranno i risultati. La cosa più importante è riaprire i cantieri. Per troppo tempo questo è stato un Paese ostaggio del No. Appena si cercava di fare qualcosa spuntava un comitato, un’associazione che si metteva di traverso. Ora finalmente le cose si stanno facendo». E Ponte sia. Forse.