Aldo Casalinuovo, come forse era ormai scontato, è candidato a sindaco al pari del collega avvocato Valerio Donato con il paradosso di non avere ancora nelle vesti di competitor Nicola Fiorita. E sì, perché il prof, indicato dall’assemblea degli iscritti del Pd, è ancora paradossalmente ai box in attesa che l’iter del partito lettiano, Dem a cui si è votato nel tentativo di spuntarla, completi il farraginoso iter che deve appunto portare all’ufficializzazione dell’investitura fioritiana. Ma tant’è, la notizia è che ormai l’area di centrosinistra è affollata di aspiranti primi cittadini quasi quanto la metropolitana di Milano nell’ora di punta.

Detto questo, Casalinuovo ha respinto al mittente le accuse di contribuire alla frammentazione della coalizione di riferimento affermando pochi minuti fa «con un maggioritario a doppio turno qual è il meccanismo elettorale per la scelta del sindaco mi pare molto relativo pensare a un confronto fra due schieramenti e basta. Senza contare che ognuno di noi, quando si tratta di Comunali, discute dei problemi della città e si sofferma, in seconda battuta forse, sulle logiche di partito. Non credo, quindi, di favorire in alcun modo il centrodestra, semmai di contribuire ad ampliare il dibattito essendo peraltro fautori di una Catanzaro bella. Una realtà che, ricordo a me stesso, è il capoluogo di regione e vanta oltre 90mila abitanti. Non essendo un paesino di montagna, dunque».

Il penalista di estrazione socialista ha di conseguenza le idee fin troppo chiare e cercherà di muoversi lungo sei direttrici precise: Mobilità; Università; Periferie; Quartiere Lido; Sanità e Verde Pubblico. E a chi ribadisce che la discesa in campo appena annunciata possa far rima anche con un distacco dal fronte in cui ha sempre militato, il diretto interessato replica: «Non è così. Lo ripeto. Il problema è infatti che qualcuno ha accelerato rispetto a una soluzione preconfezionata e assolutamente non frutto di un dialogo (si torna sempre al solito discorso del via libera dato a Fiorita dall’assemblea degli iscritti ai circoli Democrat dei Tre Colli, ndr). Niente condivisione, allora. Ebbene, alla luce di tali presupposti, era fin troppo logico attendersi una reazione come la mia. Che, ci tengo a precisarlo, non porta all’uomo solo al comando. Io ho al contrario ragionato con il mio gruppo prima di propormi. Ma ciò non vuol dire che io mi chiuda rispetto a un confronto con gli altri amici i quali hanno già reso nota, o comunque hanno fatto capire, di voler intraprendere la difficile strada della candidatura a sindaco».