VIDEO | Il sindaco di Napoli candidato alla presidenza detta la linea e lancia messaggi ai potenziali alleati (Oliverio): «Non siamo un treno su cui saltare, con noi solo se si è liberi»
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La credibilità al centro di un progetto politico che vuole, e deve, essere necessariamente di rottura. Questo il cuore del ragionamento di Luigi de Magistris, candidato alla presidenza della Regione Calabria con una coalizione, per dirla con lui, «popolare e civica, e non di un civismo dell’approssimazione».
L'incontro a Lamezia
Il sindaco di Napoli ha dato appuntamento ai suoi a Lamezia, dove ha voluto ancora una volta chiarire i contorni della coalizione che è ancora in costruzione. Insieme a lui i fedelissimi di DemA, di Un’altra Calabria è possibile trainata dall’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, Calabria resistente e solidale, Equità territoriale, e giura il candidato, una miriade di altri laboratori, primo fra tutti Primavera della Calabria, e un contorno di comitati e associazioni per spingere fino in fondo la candidatura dell’ex Pm.
Non è ancora chiaro con quante compagini de Magistris affronterà il voto di ottobre – «le liste – ha detto - sono importanti. Non so se ne faremo sette, sei o cinque, ma sono forti con sensibilità diverse» – ma lui è certo della vittoria, è sicuro che i calabresi interpreteranno nel modo giusto il voto di ottobre che, come va ripetendo da mesi, è una sorta di referendum che racchiude due possibilità: «un voto per il cambiamento, con la mia coalizione, che pone garanzie massime. E un voto per il sistema che conosciamo. L’obiettivo di centrodestra e centrosinistra è farci perdere: fanno finta di essere avversari alla Regione ma discutono insieme sul sindaco di Cosenza. L’esperienza mi insegna che se vince il centrodestra, il centrosinistra avrà le sue quote garantite».
Dentro o fuori
Proprio le contraddizioni del sistema partitico politico calabrese è il leit motive della conferenza stampa. Luigi de Magistris non rinuncia ai giudizi trancianti che ha già espresso in questi ultimi mesi per le due coalizioni tradizionali. Per questo offre ai cronisti anche la sua chiave di lettura rispetto ai tanti si dice che seguono agli incontri e confronti che potrebbero allargare la sua coalizione: «Noi in Calabria facciamo esattamente quello che facciamo da anni, ed è la mia storia personale a testimoniarlo: nella nostra coalizione non ci possono stare donne e uomini compromessi con stagioni politiche che ci vogliamo mettere alle spalle. Il mio non è un giudizio personale, ma chi ha contribuito al disastro è incompatibile con la mia candidatura, e chi non ha i requisiti di credibilità per essere inquadrato come elemento di rottura, non ci interessa».
Il sindaco di Napoli giura che saranno fatte valutazioni persona per persona, storia per storia, per i compagni di viaggio di questa avventura. Come dire, il casellario giudiziario è importante se non fondamentale, ma non è sufficiente a “giudicare” la storia politica e personale di ognuno.
«Non ci siamo mai seduti al tavolo del centrosinistra perché siamo un polo popolare e civico che ascolta camminando, che frequenta le piazze, che parla a tutti, anche al 50% degli astenuti, al mondo di sinistra, a quelli del Pd delusi dalle gerarchie autoreferenziali, ai sindaci, a tutti quelli che avevano creduto al cambiamento promesso dai 5 Stelle del 2018 e che oggi sono delusi. Quel mondo esiste, e quindi ci parliamo, come parliamo ai liberali, ai moderati e a chi non si riconosce con la destra degli intrallazzi. Basta guardare il governo Spirlì per dire mandiamoli a casa: un disastro come essenza e come immagine. La Calabria, invece, ha bisogno di uno shock politico, di una rottura, ma ha bisogno anche di persone che hanno una storia».
Occasione sprecata
Una posizione molto chiara, ribadisce de Magistris, che non rinuncia a ricordare come sono andate le cose con il centrosinistra: «Al Pd e ai 5 Stelle abbiamo detto: siete disposti a rinunciare ai simboli, e loro, dopo aver detto che siamo una grande risorsa, ci hanno chiesto di metterci da parte. Ci riempiono la testa dicendo che il campo del centrosinistra si deve allargare, e in Calabria c’era questa grande opportunità che non hanno colto. La stessa cosa diciamo ad Oliverio: vi interessa questa coalizione? Noi diciamo che si può fare politica in maniera diversa. Da Oliverio a Conte fino a Letta, chi è interessato a dire che è finita con quel sistema? Ma se qualcuno pensa che de Magistris e la sua coalizione siano un’occasione per trasformismi politici o per far salire qualcuno sul treno in corsa si sta sbagliando di grosso. Non ci interessano i pacchetti di voti, perché se vuoi cambiare devi essere libero, e se dietro hai qualcuno non lo puoi fare. La mediazione politica è altro. Noi siamo onesti, liberi, indipendenti, determinati, ma siamo umani e possiamo anche sbagliare, ma non vi tradiremo, perché non si può mescolare ciò che non è mescolabile».
Luigi de Magistris ricorda anche che per lui si tratta della quarta campagna elettorale, ed anche che sarà la più difficile, e non solo per via dello sbarramento fissato all’8%, ma rilancia: «col nostro voto il bisogno diventa un diritto da soddisfare».
«I centrosinista? Un call center»
In realtà de Magistris ne ha un po' per tutti. Al centrosinistra rimprovera di aver messo in piedi “un call center” per individuare la candidatura, ai 5 Stelle di non aver dato quel segnale di rottura che in molti si aspettavano con l’avvento di Conte che, ha detto il candidato, «sta facendo un partito e dovrebbe dare segnale ma si abbraccia con Totò e Peppino, con chi insomma alla prima uscita si affianca a Letta e Bruno Bossio. Oggi la scelta della Bruni è per dare una mano al centrodestra».
Ma la “critica rispettosa”, de Magistris la rivolge al Parlamento: «Credo sia stato un grave che non si sia votato prima. I rinvii di febbraio e aprile ci stavano per via del Covid, ma poi non si è votato perché il centrodestra, ma soprattutto il centrosinistra non erano pronti. Allora mi domando, se invece della Calabria era la Lombardia, si sarebbe aspettato così tanto per votare?».
Spirlì «non è nessuno»
Sul presidente facente funzioni Nino Spirlì, de Magistris ci va giù pesante: «Mentre Jole Santelli era una presidente eletta dal popolo, e per questo una cui portare rispetto, Spirlì non è nessuno, e dovrebbe fare solo ordinaria amministrazione, invece pensa ad assumere portaborse».
Per lui la responsabilità più grave del centrodestra è «non aver fatto nulla per garantire diritti primari durante la pandemia». Nessun segnale di controtendenza-, nonostante abbia ricevuto un fiume di denaro pubblico per affrontare il tema. «Napoli – argomenta de Magistris - è l’unica città ad aver attuato il referendum sull’acqua pubblica, la Calabria lo farà appena vinceremo. Il governo di centrodestra che doveva fare ordinaria amministrazione, non ha fatto nulla sulla salvaguardia dei diritti primari ecco perché ogni giorno che passa Spirlì è un’emergenza nazionale. Andate a vedere la programmazione del Pnrr, ed andate a vedere alla voce su acqua e ambiente e capirete il fallimento totale. La verità è che ad ottobre cominceremo un campionato con 30 punti di penalizzazione per il disastro politico di Spirlì che non ci possiamo permettere di pagare, per questo – conclude tra il serio e il faceto – chiederò un ristoro compensativo per l’emergenza Spirlì».