Il sindaco Sergio Abramo ha fatto all in in vista delle Regionali ormai alle porte, cercando una collocazione diversa dall’attuale. Che lo porterebbe di conseguenza a staccarsi da un’esperienza amministrativa ormai priva di nerbo e, quindi, in via di esaurimento e non solo per l’impossibilità di riproporsi in virtù della legge sul limite dei mandati consecutivi. La caccia grossa a una sistemazione in Cittadella è dunque aperta per lui, che però appare allo stato un’ipotesi del tutto residuale. Le fiches che gli sono rimaste non sembrano molte, infatti.

Certo, c’è sempre la possibilità che il “suo” nuovo candidato: l’ex collega (in passato alla guida del Comune di Albi) e membro di Palazzo Campanella allontanatosi da Forza Italia al pari di Abramo, in modo assai polemico, Frank Santacroce ce la faccia a riprendersi un posto in Consiglio, spingendolo indirettamente nell’Esecutivo. Ma rispetto a un anno e mezzo fa la posizione abramiana appare essersi tanto indebolita sotto il profilo politico. Già, perché il sindaco ha perso almeno sei componenti del civico consesso che alle lezioni di inizio 2020, quelle in cui la povera Jole Santelli ottenne una vittoria in carrozza. Non è tuttavia l’unico vulnus che accusa, considerato come una cosa sia farsi sponsorizzare da partiti quali Fi o Lega un’altra da Coraggio. E lo diciamo con grande rispetto per un movimento che potrebbe rapidamente crescere e imporsi all’attenzione nazionale.

Allo stato attuale, però, non è così e il governatore in pectore Roberto Occhiuto farà di sicuro di conto prima di destinare qualche posto in Giunta ai cosiddetti esterni, che comunque senza dubbio ci saranno. Senza contare lo scarso feeling che ha con Abramo per il voltafaccia nei confronti del fratello Mario, quando era proprio il maggiore degli Occhiuto a fine 2019 a essere ancora in corsa per la carica di presidente della Regione con il primo cittadino di Catanzaro desideroso di fargli le… scarpe dopo un iniziale, forse tattico, appoggio di facciata.

Atteggiamenti che non sono affatto piaciuti tanto all’Occhiuto family quanto soprattutto a Fi, che peraltro ai repentini e talvolta inattesi cambi di parere di Abramo nel tempo ha sempre reagito con evidente fastidio. È il motivo per cui, nelle stanze romane degli Azzurri, il suo nome - tranne che per la “ridotta” di Palazzo De Nobili - è sempre stato scartato al momento dell’assegnazione di investiture importanti.

Si spiega così il mancato coinvolgimento in candidature alle Politiche o per il vertice regionale successivamente alla scelta di contrapporlo ad Agazio Loiero nel 2005. Occasione in cui, a differenza di quanto avvenuto sempre nel capoluogo, incassò una sconfitta bruciante. Ma questa è un’altra storia, che risale nientedimeno a un quindicennio fa. Una diversa era geologica, verrebbe da dire con una battuta. Il sindaco, malgrado tutto, non si è scoraggiato e, dopo un ritrovato affiatamento (si vedrà se contingente) con una parte della classe imprenditoriale cittadina con cui aveva rotto, si è adesso lanciato nell’avventura di Coraggio.

Ma all’insegna del basso profilo spalleggiato da appena due consiglieri comunali, storicamente tutt’altro che campioni di preferenze, e avendo contro truppe corazzate. Ecco perché, stavolta in particolare, gli servirà una buona dose di fortuna (lo stellone che parte dei catanzaresi gli ha attribuito per giustificarne alcune clamorose vittorie da lui riportate) e tutto il mestiere di cui dispone per rastrellare voti e dimostrare di essere ancora in auge o comunque di tenere botta.