Il coordinatore cittadino Leo Battaglia spiega i motivi dell'assenza del partito di Salvini: «Programma politico-elettorale insufficiente e inadeguato per le gravi emergenze della città»
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Il grande assente della consultazione elettorale cittadina del 20 e 21 settembre per il rinnovo del Consiglio comunale sarà la Lega Salvini. Il partito che nelle ultime occasioni di voto è risultato il primo in termini di preferenze ha deciso di restare alla porta e guardare in piena polemica con la coalizione che, invece, ha scelto di sostenere il candidato sindaco Giancarlo Lamensa. Una scelta «sofferta» - come la definisce il coordinatore cittadino, Leo Battaglia - ma resa «inevitabile dai comportamenti assunti dagli altri partiti dell’attuale coalizione di centro-destra (Forza Italia, Fratelli d’Italia e UDC) sia nel merito che nel metodo delle scelte operate per la compilazione del programma elettorale da proporre ai Castrovillaresi, che nell’individuazione dei candidati Consiglieri e del candidato a sindaco».
Per Battaglia infatti il programma politico elettorale proposto alla città «appare insufficiente e inadeguato a far fronte alle numerose e gravissime emergenze che Castrovillari ha vissuto e sta vivendo». Primo tra tutte la condizione del dissesto finanziario in cui si trova per la prima volta nella sua storia la città di Castrovillari determinato «dalla dissennata politica» del centrosinistra di Lo Polito. Un fattore che avrà «inevitabili e gravi ricadute sulla vita quotidiana soprattutto delle fasce più deboli della popolazione» e che appare amplificato dal fatto «politicamente del tutto inaccettabile» che nella casa comune del centrodestra «trovino accoglienza e ricovero candidati che tale dissesto hanno attivamente contribuito a determinare votando, tra l’altro, i bilanci del centro sinistra a guida Lo Polito, che lo hanno determinato e certificato e che ora pensano di riciclarsi, con i metodi della peggiore politica, schierandosi per mero opportunismo con una coalizione che, evidentemente, reputano sarà quella vincente». Motivazioni che hanno pesato sulla scelta della Lega di non scendere in campo in questa tornata elettorale «rinviando a future consultazioni, ma soprattutto a diversi comportamenti, un comune impegno politico con gli altri partiti dell’area di riferimento che è e rimane quella del centro destra».