Passa alla direzione nazionale del Pd la mozione Renzi. In buona sostanza il partito andrà al congresso, con le regole previste per quello del 2013, e senza considerare la data del voto. In pratica una soluzione di compromesso: il segretario si dimetterà e l’assemblea nazionale darà il via alla nuova assise congressuale che eleggerà il nuovo segretario e il candidato premier alle prossime elezioni. A prescindere da quando esse saranno.

 

Bocciato, invece, il documento della minoranza che non è stato messo ai voti dal presidente Orfini, nonostante le proteste di Nico Stumpo, in quanto considerato alternativo al primo. Il secondo documento, in buona sostanza, conteneva una tempistica diversa fissando il congresso ad ottobre 2017 e un impegno a sostenere Gentiloni fino alla scadenza di mandato.

 

Ma Renzi sul punto era stato chiaro: “Non spetta a noi decidere la data del voto o la durata del governo”.

Alla fine, a favore della linea del segretario hanno votato in 107, 12 i contrari e 5 gli astenuti. Con la linea Renzi si sono schierati tutti i calabresi, seppur con marcate differenze fra di loro.

 

Anche il presidente Oliverio e la deputata Enza Bruno Bossio hanno dato il consenso alla mozione del segretario. “Mi sembra l’unico modo – ha spiegato Enza Bruno Bossio – per uscire dalla palude. Il partito ha necessità di svolgere un congresso per superare il problema della legittimità della leadership che è stato posto con forza. Non spetta a noi – ha continuato – decidere invece la data del voto”. Con un critica implicita al contenuto del documento presentato dalla minoranza dem.

 

Al voto di Oliverio e Bossio, però, non può darsi un valore che vada oltre il merito della singola vicenda. “Abbiamo votato il documento – spiega la Bossio - perché lo abbiamo condiviso nel merito. Gli stessi motivi che ci hanno portato ad impegnarci per il sì al referendum, ma ciò non vuol dire che siamo intruppati in area renziana. Abbiamo votato sì decidendo nella piena autonomia che la Calabria vuol ritagliarsi”.

 

Il che vuol dire che gli uomini di Oliverio non rinunciano al piano elaborato nelle scorse settimane. Votano sì perché il congresso lo vogliono in modo che possa partire il confronto interno e emergano chiari i rapporti di forza. Poi, quando il quadro sarà chiaro, si faranno le scelte definitive. Mani libere, insomma, per avere la maggiore forza contrattuale anche al momento della contrattazione per le liste.

 

Assai diverso il sì di Oliverio e Bossio rispetto a quello convinto e schiacciato di Ernesto Magorno e degli altri renziani doc.

“La strada tracciata dal segretario Renzi, ancora una volta, va nella direzione della responsabilità e della cura degli interessi e dei bisogni del Paese, prima ancora del partito – ha dichiarato a caldo il segretario - Una grande forza riformista, quale il Pd, assume sulle sue spalle l’onere di traghettare l'Italia verso una stagione al riparo da populismi e demagogie e per farlo sceglie la via maestra di un congresso vero, in cui si misureranno idee e linee politiche, superando quella conflittualità che finora ci ha invischiato in un dibattito interno poco costruttivo e inviso dalla gente. Il congresso servirà, dunque, per selezionare la leadership e restituirci un partito unito. La Calabria, il Pd Calabria, si farà trovare pronto per questo appuntamento decisivo”.

Ma la partita, ancora, non è neanche iniziata.

 

Riccardo Tripepi