I primi cittadini chiedono maggiore rispetto nei confronti del loro ruolo e lavoro. Alla manifestazione partecipa anche la Rete Recovery Sud per lanciare l'allarme sulla gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza: «Ennesima beffa per il Meridione»
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Una delegazione di sindaci guidata dal presidente dell'Anci Antonio Decaro e dal presidente del Consiglio nazionale Anci Enzo Bianco è stata ricevuta questa mattina dal presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi a Palazzo Chigi. I sindaci, sottolinea una nota dell'Anci, hanno rappresentato al presidente le motivazioni che li hanno portati a scendere in piazza oggi per chiedere maggiore rispetto nei confronti del ruolo e del lavoro dei primi cittadini, confidando nella proficua collaborazione con il Governo e con i suoi ministri rispetto alle proposte che saranno discusse in Consiglio Nazionale oggi e successivamente depositate all'attenzione del Governo e del Parlamento.
Il documento approvato
Questa mattina il Consiglio nazionale dell'Anci ha approvato all'unanimità il documento che il presidente Antonio Decaro, insieme ad una delegazione di primi cittadini ha sottoposto alla presidenza del Consiglio dei ministri come risultato delle richieste che i sindaci fanno al Governo e al Parlamento per sollecitare maggiori tutele e rispetto per il loro lavoro. «Negli anni in cui le istituzioni e il sistema dei partiti venivano travolti dalla bufera giudiziaria di 'mani pulite', l'introduzione dell'elezione diretta del sindaco ha consentito di creare un legame forte fra elettore ed eletto, rafforzando autonomia e responsabilità con l'obiettivo di rinnovare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Oggi - si legge nel testo del documento - i nostri compiti sono cresciuti in modo esponenziale in un contesto di riduzione di risorse umane e finanziarie, e in un quadro di regole spesso confuso e contraddittorio. Così i sindaci, nell'immaginario collettivo, sono i responsabili di tutto, al di là delle proprie effettive competenze. Per questo ci aspettiamo che il legislatore si faccia carico dell'approvazione rapida di alcune norme specifiche, che aiutino tutti noi a svolgere al meglio il nostro ruolo, soprattutto, in modo adeguato a quello che i nostri cittadini si aspettano. Da anni si susseguono casi e fattispecie che vedono i sindaci, gli amministratori e i dirigenti destinatari di provvedimenti relativi a imputazioni di responsabilità in sede penale, civile, amministrativa ed erariale che si concludono nella stragrande maggioranza con archiviazioni - si legge - In questo contesto, emerge la debolezza o l'assenza del nesso di causalità fra la condotta censurata e l'evento, mentre i sindaci risultano sempre responsabili per l'esercizio o il mancato esercizio di un potere, molto al di là dei compiti e delle responsabilità. Sostanzialmente, chiediamo l'affermazione concreta di un principio di eguaglianza e di pari dignità con le altre cariche elettive e di governo". Su questi temi l'Anci ha elaborato sei richieste specifiche - esplicitate nel documento - predisponendo apposite proposte di norme con cui si richiede al Governo e al Parlamento, a tutti i gruppi parlamentari di maggioranza ed opposizione un impegno formale e concreto che porti all'adozione nell'arco dei prossimi tre mesi di un decreto-legge.
«Non lo chiediamo per noi - scrivono i sindaci - lo chiediamo per l'Italia, perché se liberiamo i sindaci, si liberano le energie delle loro comunità»
Anche la Rete Recovery Sud a Roma
Alla manifestazione partecipa anche la Rete Recovery Sud contro i «mille rischi e zero tutele» nell'attività dei sindaci e soprattutto per lanciare l'allarme sulla gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e chiedendo all'Anci una presa di posizione più netta. In particolare la mobilitazione indetta dall’associazione nazionale dei comuni italiani sollecita la modifica di alcune norme che ad oggi rendono difficile lo svolgimento delle attività del primo cittadino.
«Si sta profilando l'ennesima beffa - spiega in una nota Davide Carlucci, sindaco di Acquaviva delle Fonti (Bari) e coordinatore della Rete - ai danni dei Comuni meridionali, già impoveriti da anni di politiche di ispirazione federalista che hanno svuotato le nostre piante organiche. Arriviamo così all'appuntamento del Recovery Fund senza progetti da presentare e senza personale che li possa redigere e attuare. Ancora una volta il Meridione è condannato».