Voci, per ora solo di corridoio, che si fanno però sempre più insistenti riguardo a un pressing asfissiante portato a più riprese dal Pd nazionale nei confronti del sindaco di Napoli Luigi de Magistris affinché in Calabria scenda in campo in nome e per conto del partito di Palazzo del Nazareno. Ma sgombriamo subito il campo da equivoci: il diretto interessato finora neppure si è dovuto ‘scomodare’ a smentire l’ipotesi di un corteggiamento da parte dei vertici Democrat, considerato come abbia tagliato corto rispetto all’indiscrezione affermando di voler stare alla guida di un polo civico - distinto e distante - dai partiti tradizionali. Da tutti, pur ammettendo pubblicamente senza remore le sue simpatie per la Sinistra.

Il Pd fa la corte a de Magistris senza successo

La confessione della collocazione a Sinistra, chiamiamola così, di de Magistris non stupisce. Nemmeno un po’, considerato come l’attuale sindaco di Napoli nel 2011 si fosse candidato per la prima volta al vertice dell’Amministrazione della città natale alla testa del popolo arancione, o meglio della sua emanazione locale, sulla scia di Giuliano Pisapia a Milano e in parte del successore di quest’ultimo a Palazzo Marino Beppe Sala (ma nella fattispecie con qualche differenza, anche abbastanza marcata, di posizionamento). Comunque sia: la posizione e soprattutto il lavoro svolto da de Magistris e Sala, che tutto sommato hanno amministrato e amministrano senza troppi intoppi e critiche a oltranza (a differenza ad esempio della collega Virginia Raggi nella Capitale) due realtà cittadine molto complesse seppur per motivazioni nettamente diverse, piacciono parecchio ai Dem.

Esponenti di un partito che tanto per tornare alle radici rappresentate dalla forte presenza al loro interno del ‘corpaccione’ postcomunista e socialista (al netto delle defezioni degli anni recenti che hanno decimato tali componenti) non disdegnerebbero nozze politiche con l’ex Pm. Un’unione che gli permetterebbe non soltanto di guadagnare molto terreno rispetto al centrodestra, sondaggi alla mano di nuovo avanti con un centrosinistra ancora profondamente lacerato e reduce da una serie di brucianti sconfitte fra cui quella alle Regionali di inizio 2020, bensì anche di affrancarsi dal rischio corruzione con un de Magistris a cui finora nessuno ha mosso rilievi di carattere giudiziario nell’espletamento del delicato mandato ricevuto due volte dal popolo partenopeo salvo l’intricata vicenda della diffamazione per cui è stato sì condannato in primo grado, ma per un’opinione espressa. Che si vedrà in Appello se meritevole di censura da parte dei giudici aditi.

Il doppio interesse dei Dem per il sindaco arancione

Alla luce di quanto detto, dunque, il ‘reclutamento’ del sindaco del capoluogo campano da parte dei Democrat frutterebbe a loro stessi un duplice guadagno: tutta un’area da inglobare nella coalizione per ridarle nuova linfa, e in particolare voti, e la possibilità di proporsi con uno che sa dove mettere le mani e come tenere a bada eventuali tentativi di infiltrazioni mafiose in caso di affondi da partedi soggetti in mano o comunque riconducibili alla ‘ndrangheta. Una chimera, lo ribadiamo, quantomeno ascoltando il diretto interessato che ha detto a chiare note di voler rifiutare le insegne di partito (del resto in linea con il suo principale alleato Carlo Tansi con cui è alla guida del gruppo denominato Tandem), limitandosi a ‘chiamare a raccolta’ l’elettorato del Pd così come però quello di forze di tutti gli schieramenti. Centrodestra compreso. Enrico Letta & co. sono quindi avvisati: almeno allo stato il matrimonio non sembra “abbia da farsi”.