Sta assumendo contorni sempre più grotteschi, ad ogni ora che passa, la vicenda della privatizzazione della Società di gestione degli aeroporti calabresi, denunciata nelle scorse ore dal presidente della Regione Roberto Occhiuto. Gli “strani accordi” a cui ha fatto riferimento il capo dell’esecutivo regionale stanno venendo a galla uno dopo l’altro, ridisegnando i contorni di un pasticcio da addebitare in primis alla politica, incapace di farsi interprete dei bisogni di mobilità dei calabresi, già tagliati fuori (almeno per ora) dall’alta velocità, ma anche incapace di governare le grandi questioni. Tanto che alla fine, il Presidente Occhiuto sarà costretto a ricercare i responsabili del disastro Sacal all’interno della sua stessa coalizione.  

E l’aver affidato alle autorità di vigilanza il compito di capire cosa sia successo nelle ultime settimane risponde ad una esigenza di trasparenza su cui sta lavorando anche l’Enac, e non da ieri, con l’annuncio di un esposto in procura e la richiesta di un commissariamento per quanto riguarda lo scalo lametino e di indagini su quelli di Crotone e Reggio.

E d’altra parte lo spaccato istituzionale raccontato proprio a LacNews 24 dal sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, da una parte prova ad assolvere gli enti da lui guidati - rifugiandosi all’ombra della Corte dei conti - e dall’altra mette a nudo i limiti e l’inadeguatezza di una gestione politico amministrativa regionale che sulle grandi questioni ha immobilizzato la Calabria nel tempo che va dalla morte della sfortunata Jole Santelli alle nuove elezioni del 3 e 4 ottobre scorsi.

Gli indiziati del pasticcio Sacal

Tutti gli indizi insomma portano dritti all’ex facente funzioni Nino Spirlì, e ovviamente al presidente di Sacal Giulio De Metrio. E lo si è capito subito, dalle parole di Occhiuto che già aveva bacchettato l’esponente della Lega sulla questione del mancato utilizzo dei fondi Covid e sulla scarsa autorevolezza dimostrata nei tavoli di trattativa. A questo, dunque si aggiunge la tegola Sacal, che aggrava ancor di più, se ce ne fosse bisogno, la posizione dell’ex facente funzione.

Da parte sua, Giulio De Metrio, si comporta come un cavallo impazzito che non risponde più al fantino Regione che ha il diritto/dovere di governare le redini della società di gestione, tanto più se quel cavallo lo ha indicato la Regione stessa facendolo eleggere all'unanimità dal Consiglio di amministrazione riunitosi a metà luglio del 2020. Il suo ingresso fu accompagnato da parole di giubilo e ammirazione tanto di Jole Santelli che di Francesco Cannizzaro, il deputato azzurro che più di tutti ha fatto da sponsor al manager che vanta un curriculum di assoluto spessore, ma che oggi sceglie la via del silenzio sull’intera vicenda.

Dalle stelle alle stalle

Insomma, Giulio De Metrio è entrato in Calabria come fosse il messia: il nome giusto, che saprà contribuire al rilancio degli aeroporti calabresi, si disse. Eppure nel breve volgere di un anno e mezzo ha creato più malumori lui che chiunque altro. Sicuramente nei rapporti con i sindacati che hanno denunciato più volte l’insofferenza mostrata da De Metrio nei loro confronti, ma anche delle istituzioni a vari livelli.  

Poco meno di un anno dopo il suo insediamento, nell’assemblea dei soci del 5 luglio 2021, Sacal ha deliberato di aumentare il capitale sociale a pagamento di nominali 10 milioni di euro, mediante emissione di 19.343 azioni ordinarie, ciascuna del valore nominale di 517 euro, da offrirsi a tutti gli aventi diritto, stabilendo quale termine ultimo dell’operazione il 4 novembre.

La situazione di difficoltà della Società aeroportuale deriva dalle perdite di esercizio negli anni 2020 e 2021, che sono state imputate esclusivamente alla pandemia e alla contrazione del traffico aereo passeggeri e quindi l’aumento di capitale si rendeva necessario per evitare la sua messa in liquidazione.

Il Consiglio approva tra i mugugni la ricapitalizzazione Sacal

Il Consiglio regionale si è riunito il 28 luglio scorso, con i caratteri dell’urgenza, visto che in quella seduta c’era un solo punto all’ordine del giorno. Il dibattito snello, e non senza spigolature, servì a dare una plastica dimostrazione del malcontento che serpeggiava tra diversi consiglieri rispetto alla gestione della Sacal che ha addebitato le perdite denunciate al solo Covid, non convincendo appieno il Consiglio. Tanto il presidente Giovanni Arruzzolo, quanto il facente funzioni Nino Spirlì, sottolinearono l’urgenza e la necessità dell’intervento più che altro per evitare che Sacal finisse nelle mani dei privati.

La ricapitalizzazione fu approvata a maggioranza, con l’astensione dei consiglieri di Io resto in Calabria, Marcello Anastasi e Graziano Di Natale. Proprio quest’ultimo parlò di “discussione monca”, perché la proposta di legge parlava di aumento del capitale sociale, ma mancava la seconda parte, quella sugli eventuali investimenti per sviluppare i servizi della Regione. Per lui, si trattò di uno schiaffo all’autorevolezza del Consiglio tanto da portarlo a dichiarare in maniera stizzita: «Non facciamo da passacarte rispetto ad un progetto che deve essere complessivo e che i consiglieri devono vedere e capire».

Il piano industriale Sacal tanto atteso

La mancanza di un Piano industriale è stato uno degli argomenti più contestati alla dirigenza della Sacal. Bisognerà infatti aspettare lo scorso 27 agosto per la presentazione ufficiale di un programma da 150 milioni illustrato alla cittadella dal presidente Giulio De Metrio in una riunione del Cda aperta, alla presenza del facente funzioni Nino Spirlì.

Proprio in questa occasione De Metrio fece un ragionamento che in qualche modo fa il paio con quanto successo negli ultimi giorni, spiegando che del resto «questa è una società per azioni e tutto questo sviluppo lo facciamo per creare ricchezza. Il margine operativo passerà dai quattro milioni del 2019, senza considerare 2020 e 2021 a causa della crisi pandemica, agli undici milioni del 2025, fino ad arrivare a cifre ancora superiori nel lunghissimo periodo. Nello sviluppo, dunque, ci sarà anche capacità di creare valore e ricchezza per gli azionisti. Parimenti crescerà l'Ebtda margine, il rapporto tra margine Ebtda e fatturato».

Dichiarazioni legittime di una società privata, che non vanno esattamente nella direzione indicata da Occhiuto nel denunciare la privatizzazione di Sacal.