«Al sindaco chiediamo un cambio di marcia dopo due anni opachi». Il docente di diritto privato racconta la genesi e i termini dell'appoggio esterno alla nuova giunta. Per il prof lo scontro con il circolo del suo partito riflette le due anime che convivono nel movimento: «Loro parlano a titolo personale»
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È stato il co-protagonista delle ultime vicende politiche di Catanzaro. Prima si è candidato contro Nicola Fiorita perdendo al ballottaggio. Poi ha chiesto al consiglio di dimettersi una volta consumato lo strappo fra il sindaco e il gruppo Talerico, infine ha costruito l’accordo che prevede l’appoggio esterno del suo partito alla giunta ter.
Valerio Donato, docente di diritto privato alla Magna Grecia e una vita (politica) spesa a sinistra, oggi viene attaccato dal circolo cittadino del suo partito, Azione, che dice che l’accordo con Fiorita è frutto di una iniziativa personale del gruppo consiliare.
Prof. Donato, è così?
«Forse è vero il contrario, ovvero che il segretario cittadino di Azione abbia espresso una sua valutazione personale. Come gruppo ci siamo confrontati con la base, con la segreteria provinciale e non mi pare ci siano state particolari obiezioni».
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Santoro lascia intendere che la direzione regionale e in particolare il consigliere regionale Francesco De Nisi non ne sapesse nulla…
«Anche questo mi sorprende perché ho avuto interlocuzioni anche io con la segreteria regionale e mi risulta il contrario».
Santoro sembra parlare a nome dell’intero circolo…
«Non so se sia così, ma penso che alcune posizioni siano frutto della conflittualità fra le due anime di Azione così come sta emergendo a livello nazionale con i recenti abbandoni della Gelmini e della Carfagna, fra chi si sente più vicino al centrodestra e chi al campo progressista. Mi pare però che il nostro leader nazionale abbia fatto una scelta di campo precisa ed è quella del campo progressista».
Questo però apre qualche contraddizione, a livello regionale state con Occhiuto…
«Le vicende di cui stiamo parlando sono politicamente più recenti. Quelle regionali seguono le vicende elettorali dell’epoca. Vorrei aggiungere una cosa, però…».
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Prego...
«L’ideologia applicata agli enti locali ha senso fino alla curva. L’unica ideologia che ci ha guidato è quella del bene della città, cercare di far uscire la città dalla stagnazione nella quale si trova».
Ma Catanzaro potrebbe essere un laboratorio per il futuro?
«Mah laboratorio mi pare un parolone. Non abbiamo queste velleità. Siamo solo concentrati a far uscire Catanzaro dal torpore in cui è piombata».
Ma quanto le è costato l’accordo con Fiorita?
«Dal punto di vista politico o umano?».
Entrambi.
«Dal punto di vista umano certamente tanto, ma sono abituato a mettere in secondo piano le questioni personali. Dal punto di vista politico eravamo di fronte ad un bivio: o gettare la città in un fossato dal quale sarebbe stato difficile rialzarsi o tentare il tutto per tutto per far rialzare Catanzaro».
Ma perché non vi siete voluti sporcare le mani? Perché non siete entrati in giunta?
«Perché la prima condizione che abbiamo chiesto per arrivare all’accordo è stata quella di individuare una giunta di livello. Non siamo mai stati interessati a una commercializzazione delle poltrone, a prescindere dalle appartenenze. Non nascondo che questo cambio di prospettiva da principale competitor ad alleato è un passaggio forte, per questo abbiamo cercato di evitare anche il minimo sospetto che potesse passare come un corrispettivo da rendite di posizione».
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Ma quali sono le affinità e le divergenze fra il compagno Fiorita e voi?
«Bè, le divergenze sono sulla storia di questi ultimi due anni e quelle rimangono certamente. Le convergenze sono sulle cose da fare. Rispetto a questo ne abbiamo chiesto due: un netto cambio di marcia e l’identificazione e la realizzazione di progetti che possono implementare i fattori produttivi della città. Cito ad esempio al Politecnico delle arti che può portare occupazione attraverso la cultura. Bisogna ovviamente verificare se queste attività verranno effettivamente svolte o se tutto questo si tradurrà in un bluff. Su questo saremo intransigenti».
Adesso inizia il balletto dei numeri in consiglio, molto dipenderà da quello…
«Da quello che so il sindaco ha raccolto il consenso di 18/19 consiglieri quindi non dovrebbe esserci questo problema. Del resto devo registrare che la proposta, partita da me, di una richiesta di dimissioni del consiglio non ha sortito effetti. In questo quadro, allora, non ci possono essere strade diverse: si deve andare avanti per il bene della città. Se questo non si dovesse raggiungere, prenderemo le conseguenti decisioni».