In un clima di fermento politico, il Partito Democratico (Pd) si prepara ad entrare nel futuro consiglio comunale di Corigliano-Rossano con un nuovo rappresentante. Il seggio sarà occupato da Giuseppe Candreva, dirigente provinciale neo eletto e volto emergente del partito. Con l'ingresso di Candreva nel consiglio, il partito non nasconde le sue ambizioni. Si discute infatti della possibilità di rivendicare un posto di rilievo in giunta. La partita è ancora aperta, ma i dem mirano a consolidare la loro presenza e influenza nell'amministrazione comunale. «Abbiamo lavorato duramente per questo risultato e intendiamo far valere il nostro peso politico anche in giunta» - ha dichiarato Candreva. «Stiamo attendendo che il sindaco ci comunichi quali sono i criteri che intende adottare per la formazione della giunta. Penso che tutte le forze che hanno composto questa coalizione debbano avere una rappresentanza all'interno dell'esecutivo».

L'ambizione di un posto in giunta

 Alla domanda se preferisca un esecutivo politico rispetto a governi tecnici o esterni, Candreva ha risposto che la coalizione vincente ha una natura politica, riconoscendo al suo interno tre forze politiche principali. Nonostante sia prematuro avanzare ipotesi specifiche, è probabile che ogni componente della coalizione verrà chiamato a proporre una rosa di nomi per la giunta. Candreva ha affrontato anche il tema della presidenza del consiglio comunale, dichiarando: «Ci riuniremo nelle prossime ore e stabiliremo la linea da seguire in maniera più chiara anche da questo punto di vista». Alla domanda se basti avere solo più voti per ottenere la presidenza, ha risposto: «Non lo so se basta avere solo più voti, è chiaro che serve anche una figura di esperienza che conosca le regole dell'andamento del consiglio comunale. C'è anche questo criterio, secondo me, da dover tenere presente.»

Linea dura contro i dissidenti

Nel frattempo, il partito sta affrontando un altro fronte di battaglia: la gestione interna dei dissidenti. Gli attuali vertici locali sono decisi ad applicare con rigore lo Statuto del partito, coinvolgendo anche il collegio dei probiviri. Sotto accusa sono almeno nove membri del Pd, colpevoli di aver violato le norme statutarie candidandosi in liste alternative o sostenendo candidati schierati in altri partiti o movimenti.

«La disciplina e il rispetto delle regole sono fondamentali per la coesione e l’efficacia del nostro lavoro politico. Chi ha scelto di candidarsi altrove ha tradito la fiducia del partito e dei suoi elettori» ha affermato Candreva. Le azioni disciplinari potrebbero portare a sanzioni severe, compresa l'espulsione dei membri coinvolti. Candreva ha inoltre sottolineato che il Pd ha chiuso una lista con 20 candidati, pur avendo la possibilità di inserirne ulteriori per arrivare a 24, cosa che ha ritenuto inutile. Ha riconosciuto che il raggiungimento del seggio è stato un risultato importante, nonostante le numerose defezioni di dirigenti che hanno deciso di candidarsi fuori dalle liste dei dem. «È chiaro che se questi amici e questi compagni avessero deciso di candidarsi all'interno della nostra lista, il nostro partito avrebbe avuto sicuramente un risultato molto più lusinghiero». Candreva ha poi aggiunto che chi ha deciso di candidarsi fuori dalla lista del Pd, pur consapevole della presenza del simbolo del partito e delle regole statutarie che impongono di candidarsi all'interno del partito durante le competizioni, ha fatto una scelta consapevole. «Ognuno poi è legittimato a seguire i percorsi che meglio crede».