La “manina” è pronta a tornare. Proprio lei, quella che nel giugno scorso aveva portato il consiglio regionale ad approvare in appena 120 secondi la legge che “s’illustra da sè” sul ripristino dei vitalizi, poi abrogata in una successiva seduta straordinaria dopo che la notizia aveva attirato le telecamere nazionali, incluse quelle di di Striscia La Notizia e delle Iene. All’epoca tante lacrime di coccodrillo e nessuna assunzione di responsabilità, se non l’uscita dai giochi con le sue dimissioni del leader dell’opposizione Pippo Callipo.

Il consiglio “del congedo”

Oggi la stessa manina potrebbe tornare in vista del consiglio regionale del 10 novembre, quello del “congedo” dei consiglieri. Un consiglio che, secondo l’articolo 60 del regolamento interno, dovrebbe solo deliberare circa la presa d’atto della (tragica e prematura!) morte della Presidente della Giunta regionale e, come specificato nella sentenza della Corte Costituzionale 243 del 2016 sul “caso Wanda Ferro”, adottare «atti necessari ed urgenti, dovuti o costituzionalmente indifferibili», «ovvero che appaiano necessitate sulla base di obblighi fissati dal legislatore statale o comunitario» come la doppia preferenza e le quote di genere nella legge elettorale (sul cui ritardo nella sua introduzione la Calabria si è nuovamente negativamente contraddistinta sul piano nazionale).

Nulla più, nulla meno. Invece nei dieci punti all’ordine del giorno della seduta ci sono anche due disegni di legge, uno sulla “nuova disciplina per l'esercizio dell'attività agrituristica, didattica e sociale nelle aziende agricole)" a prima firma Vito Pitaro e uno sulla modifica delle disposizioni transitorie sui requisiti strutturali e organizzativi delle strutture socio-educative per la prima infanzia a firma firma Giacomo Crinò. Eppure la Corte Costituzionale, sempre nel caso Wanda Ferro, spiega che la norma dello statuto regionale sulla “prorogatio” «non può che essere interpretata come facoltizzante il solo esercizio delle attribuzioni relative ad atti necessari ed urgenti, dovuti o costituzionalmente indifferibili, e non già certo come espressiva di una generica proroga di tutti i poteri degli organi regionali».

Insomma, la “manina” dovrebbe essere legata. Invece, al netto dei numerosi punti all’ordine del giorno, ciò che veramente preme alla politica calabrese pare siano le importanti nomine pubblica in enti partecipati dalla Regione Calabria, in aziende pubbliche, in organi consultivi e di controllo della Regione.

La furbata preelettorale

Sono le cariche che gli addetti ai lavori chiamano “nomine della 39” perchè disciplinate dalla legge regionale 39 del 1995. Parliamo delle nomine al Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom) che come avevamo anticipato lo scorso agosto ha visto candidarsi al ruolo numerosi politici “riciclati” tra cui il candidato alle regionali con Forza Italia Frank Santacroce, già segretario del Corecom, il cui apporto elettorale ha contribuito all’elezione a consigliere dell’attuale presidente del consiglio regionale Mimmo Tallini.

Oltre a questo era prevista anche la nomina del Garante per l’infanzia e l’adolescenza. I rumors davano questa casella in procinto di essere assegnata a Giovanna Cusumanu (in quota Francesco Cannizzaro), ex presidente della commissione regionale pari opportunità, il cui nipote, Federico Milia, è stato eletto con oltre 1600 voti nel consiglio comunale di Reggio Calabria nella lista di Forza Italia. La madre di lui, Saveria Cusumanu (unitamente alla sorella Giovanna), risulta abbia fatto domanda per altre due caselle importanti la cui nomina spetta proprio al consiglio regionale: il consiglio di amministrazione e il comitato di indirizzo di FinCalabra s.p.a., ente in house della Regione.

Insieme alle sorelle forziste in lizza per quegli incarichi ci sono personalità bipartisan: il già candidato alle europee con Fratelli D’Italia e vice coordinatore regionale del Partito, Rosario Aversa; Il sindaco di Petilia Policastro e già candidato con Fratelli D’Italia alle regionali, Amedeo Nicolazzi; l’ex consigliere regionale e già candidato della lista Casa delle libertà alle ultime elezioni (ora componente della struttura consiliare di Baldo Esposito), Alfonso Grillo; il consigliere provinciale di Catanzaro eletto con “destra civica” (sempre in quota Baldo Esposito) e Sindaco di Centrache, Fernando Sinopoli; l’ex assessora comunale di Reggio Calabria e ora consigliera comunale del Partito Democratico, Lucia Nucera; il segretario Pd di Belvedere Marittimo, Ugo Massimilla.

Moltre altre sono le caselle “della 39” di competenza del consiglio regionale su cui politici e “cliens” (clienti) bipartisan bramano di essere posizionati: un membro del collegio dei sindaci dell’azienda regionale per lo sviluppo dell’agricoltura (Arsac); tre componenti (tra cui il Presidente) del C.d.a. della Casa degli oli extravergini d’oliva di Calabria; il Presidente dell’Ente Parco regionale; due componenti del C.d.a. del consorzio del bergamotto; il difensore civico; cinque esperti nell’osservatorio regionale dello sport; il garante per la salute; tre esperti per la consulta regionale per la difesa delle professioni; sette membri per il comitato misto paritetico per le servitù militari.

Tallini potrebbe forzare la “manina”

Tra le maglie della legge regionale 39 del 1995 e nei vari regolamenti si potrebbe celare la possibilità per il presidente del consiglio regionale Mimmo Tallini nell’ultimo consiglio regionale di esercitare i “poteri sostitutivi” sulle nomine. Sono previsti dall’articolo 113 del regolamento sul funzionamento del consiglio regionale secondo il quale «Il Presidente del Consiglio regionale, a norma delle vigenti disposizioni legislative, esercita il potere sostitutivo per le nomine e designazioni di competenza del Consiglio regionale. Il potere sostitutivo riguarda le nomine e designazioni scadute, terminato il periodo di prorogatio, nonché le nomine e designazioni relative a organi di nuova istituzione qualora la legge attribuisca esplicitamente tale potere al Presidente del Consiglio».

Quindi, nonostante sia il consiglio regionale del “congedo” e nonostante non ve ne sia traccia all’ordine del giorno, il Presidente Tallini, si vocifera insistentemente negli ambienti, parrebbe intenzionato a farsi delegare dalla conferenza dei capigruppo a fare le nomine pubbliche (lo si ripete, assolutamente bipartisan) per saziare alcuni appetiti post (rispetto a gennaio) e pre-elettorali. Certo, sarebbe una forzatura scandalosasoprattutto se ad essere nominati fossero politici, candidati “trombati” e “parenti di”.

Altre nomine: i portaborse di mezzanotte

Ci vorranno spiegare i consiglieri come mai, come risulta dall’ultimo bollettino ufficiale della Regione Calabria, hanno nominato altri portaborse con un consiglio regionale praticamente sciolto?

Il consigliere regionale Udc Nicola Paris ha nominato, con decorrenza 27 ottobre, come collaboratrice esperta al 50% la dott.ssa Carmela Caserta (per 16.737 euro annuali), mentre il consigliere di Fratelli D’Italia Peppe Neri ha nominato come responsabile amministrativo al 100% il sig. Mario Iannò (con un impegno di spesa di 40.772 euro annui).

“Furbata” anche dal capogruppo dei Democratici e Progressisti Giuseppe Aieta che ha nominato come responsabile amministrativo al 50% la sig.ra Paola Corina. Probabilmente queste nomine “di mezzanotte” serviranno ai consiglieri per fare gli scatoloni dalla cittadella.

Confermati anche i consulenti legali bipartisan

Ma non è finita, nel Burc del 30 ottobre sono stati confermati anche gli impegni di spesa  (pari a 43.192 euro per il 2020 e 83.224 per il 2021) per i consulenti legali esterni previsti dalla legge regionale 13 del 1996. Resteranno incarica fino al 28 agosto 2021 con un compenso pari a 1727 euro mensili più iva.

Tra di loro spicca, in quota Nicola Irto, l’avvocato Massimo Canale, già candidato alla segreteria regionale del Pd contro Ernesto Magorno nel 2014 e l’avvocato Vincenzo Ioppoli, già legale di Mimmo Tallini. Oltre a loro, gli avvocati Davide Grossi, Riccardo Maria Panno e Maurizio Cortese.

E chissà quante altre cose accadranno fino al 10 novembre, giorno dell’ultimo consiglio, che è ancora molto lontano.