Se anche i consiglieri Levato e Celi dovessero aderire, diverrebbe il primo organismo politico di Palazzo De Nobili. Ma tutto questo ha conseguenze ben precise
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Non è la prima volta che accade, ma in maniera così macroscopica mai. Il riferimento è al cambio della composizione in consiglio comunale a Catanzaro, che adesso non assomiglia affatto al consesso venuto fuori dalle elezioni del ‘17. E attenzione, quel che è peggio deriva dalla circostanza di non trovarsi di fronte a un classico ribaltone bensì a un mero cambio nei rapporti di forza in Aula con l’unica conseguenza della paralisi amministrativa.
Al di là di chi si riconosce nelle posizioni del sindaco Sergio Abramo, vale a dire i suoi fedelissimi e gli alleati più stretti, il solo ‘collante’ a Palazzo De Nobili è infatti, ormai da mesi, mantenere in piedi la consiliatura affinché gli eletti non vadano a casa quando manca ancora circa un anno alla scadenza naturale del mandato.
Capita così che nella civica assise del capoluogo ci sia adesso un Gruppo Misto composto dal ‘capo’ Eugenio Riccio accanto a cui figurano i componenti Enzo Ciconte e Jonny Corsi (tutti eletti nel centrosinistra a sostegno dello stesso Ciconte, addirittura aspirante sindaco), ma anche Raffaella Sestito e Roberta Gallo invece palesemente ‘riconducibili’ al centrodestra, con per giunta gli ex forzisti Luigi Levato e Carlotta Celi autodefinitisi (per bocca di Levato durante l’ultimo consiglio del 27 maggio scorso) in fase di meditazione per un eventuale passaggio dalle fila abramiane proprio al Misto. Un transito ventilato, anzi in un certo senso politicamente minacciato, che sarebbe sicuro nel caso in cui il sindaco si schierasse di nuovo con Fi in vista delle ormai sempre più imminenti Regionali e in particolare - come pare assai probabile, peraltro - tornasse a flirtare con il suo vecchio grande amico-nemico Mimmo Tallini.
A quel punto, però, il Gruppo di quanti hanno scelto di abbandonare il partito o la lista in cui erano stati eletti diverrebbe il più numeroso soggetto politico dell’Aula, dando luogo all’ennesima anomalia della consiliatura in corso durata di fatto appena due anni o poco più. Dato difficilmente confutabile, considerato come la si sia potuta considerare finita nel momento della spaccatura fra i maggiorenti dello schieramento più votato che hanno iniziato a darsi battaglia per i posti al sole in Cittadella e a Palazzo Campanella. Una lotta intestina forse mai verificatasi in passato in maniera tanto cruenta e in così breve tempo all’interno di una coalizione vincitrice nelle urne. Un fronte formato da gente oltretutto con visioni politiche notoriamente omogenee, condivise e rodate negli anni.