Il segretario-questore del Consiglio regionale aveva da tempo annunciato di voler fare un passo indietro da Palazzo De Nobili. Al suo posto nell'assemblea cittadina Anna Altomare, in quella provinciale Andrea Amendola
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La notizia della fuoriuscita dal Comune di Catanzaro era nell’aria da circa sei mesi. Da quando cioè il segretario-questore del Consiglio regionale Filippo Mancuso (nell'assemblea cittadina sarà surrogato da Anna Altomare) aveva iniziato a parlare dell’inopportunità di un cumulo delle cariche, ancorché non corrispondenti al relativo doppio o triplo emolumento che resta unico per legge, fra il ruolo di consigliere regionale e poi anche comunale e provinciale (in questo ultimo consesso al suo posto Andrea Amendola, espressione anche di un gruppo diverso al Comune). Ed ecco allora che lo stesso Mancuso stamani ha dato formalmente corso a quanto aveva più volte annunciato, protocollando le dimissioni all’ufficio di presidenza di Palazzo De Nobili.
Un forfait che lo porta adesso a restare in carica in quota Lega “solo” a Palazzo Campanella, preparando però la nuova campagna elettorale per la riconferma. Un obiettivo che si annuncia non facile da raggiungere anche alla luce delle lotte intestine nel centrodestra cittadino di cui ci sono evidenti segni. Guerre simili a fiumi carsici, pronti a emergere dopo un lento ma inesorabile scorrere sotterraneo. Un fattore di cui non si potrà non tener conto, anche se Mancuso ha finora dimostrato nell’essere abilissimo nel “gioco delle alleanze” legandosi ad esempio a doppio filo al sindaco Sergio Abramo che lo ha parecchio aiutato per arrivare a Palazzo Campanella in un frangente in cui, tanto per cambiare, nello schieramento abramiano a Catanzaro le storie erano… assai tese.
Riguardo alla scelta del “commercialista prestato alla politica”, molto noto in città e particolarmente in vista soprattutto nel quartiere marinaro in cui vive e opera, va detto che nel dimettersi dal civico consesso rinuncia automaticamente anche al suo posto nell’ente intermedio in nome del principio “simul stabunt simul cadent”, non potendosi svolgere il mandato in Provincia se non si ha un ruolo di pubblico amministratore in un ente comunale et similia.