Venerdì in consiglio regionale approderà il tema della fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero per la creazione della città unica. Il consesso darà mandato al presidente Roberto Occhiuto di indire il referendum nei tre territori coinvolti, con le urne che presumibilmente si apriranno entro la fine del 2024. La novità di giornata, spiegata questa mattina, riguarda un documento che il Partito Democratico, tramite i consiglieri regionali Mimmo Bevacqua e Franco Iacucci sottoporrà alla maggioranza di centrodestra. Chiederà di slittare lo scioglimento dei tre centri di governo a fine 2026 o nel 2027. Insomma, due anni oltre la data attualmente indicata del primo febbraio 2025.

«Non si affronta il problema e non lo si supera» spiega il sindaco di Cosenza Franz Caruso ai nostri microfoni. «Le perplessità non riguardano la fusione tra i tre comuni per la realizzazione della città unica, cosa alla quale sono favorevole. Il problema è di valori e di regole - evidenzia - perché non accetto che questa scelta così importante ed impattante possa essere demandata alla decisione di singoli consiglieri regionali».

La città unica e legge di fusione “fascista”

La vecchia legge prevedeva che il referendum si svolgesse sulla base delle delibere dei consigli comunali interessati alla fusione. Alla Regione veniva quindi demandato l’iter successivo. Per Caruso «tutto ciò è stato stravolto con un atto di imperio, fuori da qualsiasi logica democratica, illiberale, e che non esito a definire “fascista” perché annulla il diritto ad autodeterminarsi di amministrazioni elette dal popolo». Il sindaco di Cosenza approfondisce il concetto ed entra nel merito anche della consultazione popolare consultiva e complessiva dove «la voce del piccolo comune resta inascoltata dinanzi a quella del comune capoluogo. Non è quindi una fusione, ma è un’annessione».

Ieri anche un altro comune del cosentino, Luzzi, ha preso sorprendentemente posizione sulla questione. Il sindaco Umberto Federico ha fatto sapere che «in ossequio allo Statuto regionale almeno dieci consigli comunali, in rappresentanza di centomila elettori, possono formulare richiesta di svolgimento, sull’intero territorio regionale, di un referendum rivolto ad abrogare quella norma regionale che ha modificato il referendum da vincolante a consultivo ed ha stabilito che il quesito referendario, per la fusione tra Comuni sia disposto dalla Regione».

Caruso lancia già l’adesione di Palazzi dei Bruzi. «La proposta di referendum del sindaco di Luzzi è prevista dallo Statuto regionale, mi fa piacere provenga da un territorio non interessato da questa proposta di legge. È una battaglia, la nostra, che dovrebbe trovare la sponda di tutti i 404 comuni calabresi e non ho dubbi che si arriverà agevolmente ai 100mila elettori appartenenti a 10 comuni differenti per ripristinare la democrazia. In Italia - conclude il sindaco - non è riconosciuto a nessuno, se non al Presidente della Repubblica, il potere di sciogliere i consigli. Di sicuro non al Governatore di una regione».

La conferenza stampa del Partito Democratico

Nel frattempo i vertici del Partito Democratico cosentino illustreranno in conferenza stampa domani mattina il contenuto del documento che sottoporranno ai consiglieri di maggioranza di Palazzo Campanella. All’incontro saranno presenti il segretario provinciale del Pd di Cosenza Vittorio Pecoraro, la presidente dell’Assemblea Maria Locanto, il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Mazzuca, oltre al vicepresidente del Consiglio regionale Franco Iacucci e al capogruppo democrat in Regione Mimmo Bevacqua.

Come detto, Bevacqua e Iacucci, durante i lavori dell’Assemblea regionale di venerdì 26 luglio e prima della discussione del punto all’ordine del giorno, formalizzeranno alle forze politiche di centrodestra un documento politico vincolante per fare in modo che il processo di fusione avvenga con i tempi giusti e in maniera collegiale.