Grana Giunta per il sindaco Sergio Abramo, che mentre parrebbe dover dire addio a un posto nell’esecutivo regionale è atteso adesso da sei mesi nient’affatto facili a Palazzo De Nobili. Se decidesse di andare fino in fondo, come chi lo conosce riferisce, dovrebbe governare un’Aula in cui si disegnerà una “nuova geografia” probabilmente destinata a mutare a più riprese.

Il riferimento è a posizionamenti e riposizionamenti che saranno infatti all’ordine del giorno come sempre succede in campagna elettorale, soprattutto quando c’è forte odore di cambio della guardia. E già, perché il vecchio centrodestra - garanzia di successo, nove volte su dieci in cima ai Tre Colli - pare stavolta avere le ruote sgonfie. Il riferimento è a uno schieramento dilaniato da mille contrasti e scontri interni, oltretutto senza più un nutrito drappello di parlamentari e consiglieri regionali in grado di garantire prebende a chi sta dentro, ma anche fuori, dal Comune di cui c’è assoluta necessità per una serie di “grandi elettori” e aventi causa che privati di una postazione chiave sono in affanno e pensano solo a se stessi. Fine della storia, dunque. Non ci sarà spazio allora, tranne eccezioni che pure non mancano, per ideali e principi.

La ricerca principale resta quella del successo. Non importa come o dove. È il motivo per cui, iniziandosi ad intravedere una buona aura intorno al centrosinistra, sono in molti coloro che si erano piazzati armi e bagagli nel fronte opposto a meditare il cammino inverso in nome di storie e tradizioni all’improvviso riscoperte. Gente che potrebbe di punto in bianco creare grossi scossoni al sindaco in carica, il quale come non bastasse il resto non se la passa bene a causa di un presente in cui è fuori dai quei giri importanti dei quali è stato protagonista per circa un quarto di secolo.

I guai per lui non sono ancora finiti, però. Lo si ribadisce. Poiché, se finora è sempre stato abituato a condurre una nave con un equipaggio di fedelissimi, ora non è più così. Anzi, sono stati in molti a salutarlo anzitempo mentre altri danno l’idea di attendere solo il momento opportuno per prenderne le distanze. E non è che se la passi meglio quella parte di maggioranza rimasta legata a doppio filo ad Abramo. Che invece è atteso al varco da chi ormai è suo alleato unicamente sulla carta non condividendone più il percorso amministrativo e invocandone, seppur non in maniera esplicita, le dimissioni per inseguire la… svolta.

Si tratta, e non è un mistero per alcuno a Catanzaro, di Forza Italia il cui leader locale Mimmo Tallini (peraltro per quanto lo riguarda costretto a vivere la scomodissima situazione di separato in casa con un vertice forzista calabrese che lo vorrebbe alla porta) non disposto ad assecondarlo nel cambiamento della squadra assessorile e neppure a fargli sconti. Anzi, semmai intenzionato a incalzarlo, richiamandolo al rispetto dei patti sottoscritti alla vigilia delle elezioni del 2017 quando l’attuale primo cittadino del capoluogo riuscì nell’ennesima clamorosa impresa della straordinaria carriera avuta di battere la compagine rivale malgrado condizioni di indubbio svantaggio. Sulla base di quanto detto, quindi, non sarà facile per il sindaco ridurre il contingente di assessori “azzurri” (ben quattro) e, più in generale, perfezionare le operazione che ha in mente per chiudere nel miglior modo possibile la consiliatura.