Esponente storico degli azzurri rompe con il partito e accusa i maggiori rappresentanti provinciali e regionali di aver causato la fuoriuscita di «amministratori capaci e perbene»
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Frank Mario Santacroce ha detto basta, formalizzando la rottura del rapporto con Forza Italia. Una militanza azzurra “antica” la sua, sfociata peraltro nell’elezione al Corecom (di cui lo stesso avvocato di Albi è anche stato segretario) e soprattutto all’assise di Palazzo Campanella, che però adesso è stata messa in forse, anzi addirittura cancellata, da una nota stampa simile a un atto di guerra.
Più che al partito, però, il colpo è stato indirizzato a due dei massimi rappresentanti forzisti di Calabria. Il riferimento è al commissario o coordinatore provinciale Mimmo Tallini e al plenipotenziario segretario regionale Giuseppe Mangialavori, ma per una sorta di responsabilità oggettiva. La “colpa” di non aver esautorato Tallini. Un dirigente, quest’ultimo, che nel comunicato viene definito non meritevole di restare al proprio posto non soltanto «per il coinvolgimento nell’inchiesta Farmabusiness, bensì anche per una serie di valutazioni squisitamente politiche».
E fra tali considerazioni figura il discorso relativo alla gestione di Fi Catanzaro ad opera di un maggiorente territoriale che a detta di Santacroce in sintesi «avrebbe portato a una serie di dimissioni dal partito di amministratori, capaci e perbene, come ad esempio il vicepresidente della Provincia Antonio Montuoro. Senza dimenticare i litigi con il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo e il presidente del consiglio comunale Marco Polimeni». Come premesso, tuttavia, i brevi passaggi della lunga e draconiana esternazione del diretto interessato da noi riassunti nel loro contenuto pregnante sono il sintomo di un malessere e di un rapporto fra i due che non è decollato. Mai. Neppure nell’anno (2017) nel quale la candidatura della coniuge dell’avvocato albese, la moglie e collega Modestina Migliaccio, nella lista forzista alle Comunali - culminata con l’elezione in Consiglio e la successiva cooptazione in Giunta peraltro in un assessorato chiave (Urbanistica) - aveva un po’ stupito per via dell’appoggio al centrosinistra garantito invece dallo stimato imprenditore Floriano Noto al centrosinistra e in particolare all’allora principale competitor di Abramo, Enzo Ciconte, malgrado la moglie di Noto sia cugina di Santacroce.
Le scelte politiche della famiglia dell’ex giovanissimo sindaco di Albi avevano però assunto una connotazione chiara e leale al partito di riferimento. Senza se e senza ma. Adesso, tuttavia, non è più così. E dopo il passo indietro, ormai datato per la verità, della Migliaccio dall’Esecutivo Abramo arriva il crash fra Santacroce e Fi, anche se sarebbe più esatto dire fra lui e Tallini. Resta sullo sfondo, però, la figura di Mangialavori e in ambito più generale la sensazione di quanto abbiamo sostenuto in passato. Vale a dire che alle Regionali 2021 il grande favorito centrodestra avrà un grosso problema interno, esattamente opposto al guaio fronteggiato circa un anno e mezzo fa. All’epoca, infatti, vi fu la faida per l’ambita carica di governatore in pectore tra Mario Occhiuto (e in parte anche il fratello Roberto), Sergio Abramo e Wanda Ferro con alla fine la soluzione Jole Santelli. Ora invece, data per scontata l’investitura di Roberto Occhiuto per la corsa alla presidenza, la bagarre scoppierà per le liste tra cui quella di Fi in cui ci saranno solo posti in piedi tranne che per qualche big. Di sicuro, però, a non essere della partita forzista sarà Santacroce, che sul suo profilo Facebook ha scritto l’eloquente frase: «La libertà e i valori morali non hanno prezzo, #piùfortediprima».