Si infiamma il quadro politico nel centrodestra, tra faide interne per i posti nelle liste da presentare in vista delle Regionali e la designazione per la candidatura alla carica di sindaco
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Grande fermento, lo abbiamo detto in un articolo pubblicato stamani, nello scacchiere politico cittadino di Catanzaro. Ma con sullo sfondo la ‘questione delle questioni’: le Regionali. Che - malgrado siano slittate di rinvio in rinvio a causa del Covid (ma per la verità anche perché così faceva comodo alla maggior parte dei partiti, di entrambi gli schieramenti, palesemente in ritardo con l’appuntamento elettorale) - presto o tardi, per dirla con monsieur Lapalisse, si celebreranno. E sarà proprio allora che in cima ai Tre Colli potrebbe riscoppiare la faida politica che ha incendiato la fase prodromica alle consultazioni del 2020, quando per porre fine alla prassi dei veti incrociati (sarebbe però più esatto dire del tutti contro tutti), il Cav in persona indicò la povera Jole Santelli quale alfiere della coalizione di centrodestra. Una designazione che nel suo precario stato di salute forse ne accellerò, in modo come ovvio del tutto casuale, il tragico cammino verso una prematura scomparsa a poco più di 50 anni. Una fine che ha commosso molti, al di là delle appartenenze. E non poteva del resto essere altrimenti.
Salta il tappo in Fratelli d’Italia
Se c’era un partito, dicasi uno solo, che finora era rimasto fuori dalla guerra fratricida in seno al centrodestra era stato proprio Fratelli d’Italia. Incredibile ma vero, è invece accaduto che la nostra notizia sull’arrivo dalle fila Azzurre del trio formato da Antonio Montuoro, Roberta Gallo e Antonio Angotti, con la candidatura del primo nelle liste di Fdi alle future Regionali ha dato il la a una piccola rivolta interna. Sul banco degli imputati soprattutto l’attuale membro di Palazzo Campanella Filippo Pietropaolo, ritenuto colpevole di non aver favorito l’emergere - nella componente giovanile e fra le tante risorse di spessore un po’ più mature dei meloniani locali - di una figura a cui dare il posto adesso occupato da Montuoro. Staremo comunque a vedere cosa accadrà.
Tallini e Abramo, matrimonio di convenienza
Se qualcuno pensa che l’affossamento del dominus di Forza Italia provinciale Mimmo Tallini abbia eliminato come un colpo di bacchetta magica anche ogni difficoltà del centrodestra locale a spartirsi cariche e fette di potere, è lontano mille miglia dalla realtà. Intanto perché il machiavellico Tallini sta da tempo dialogando con l’ancor più machiavellico Sergio Abramo nell’ambito di un’interlocuzione che porta molti vantaggi a entrambi. Come? Si potrebbe spiegare banalmente rispolverando un vecchio adagio siciliano: “Quandu si guadagna in dui, si guadagna u duppiu”. E già, perché da un lato Tallini può tornare al centro dell’agone politico malgrado la pesante vicenda giudiziaria in cui è rimasto coinvolto l’autunno scorso (rispetto a cui il diretto interessato si è comunque sempre dichiarato completamente estraneo) mentre, dall’altro, il Sergìun può trarne un utile assicurandosi un ennesimo prezioso alleato di peso per farsi indicare ‘almeno’ quale vicepresidente esterno della Regione e membro della Giunta con l’annesso conferimento dell’incarico di assessore al Bilancio. Adesso che il suo ‘amico’ Mimmo è fuori dai giochi per andare a sedere in prima fila, il patto si può insomma stringere.
L’infinita guerra per un posto al sole in Cittadella
I grattacapi per il sindaco Sergio Abramo non sarebbero unicamente risolvibili con la pax, forzata o meno che sia, con l’amico-nemico di sempre Tallini. Perché se alle scorse consultazioni il sindaco se la cavò, appoggiando l’ascaro di… lusso Filippo Mancuso in quota Lega ora, invece, la faccenda si complicherebbe. Eccome. Innanzitutto perché l’alleato di ferro del primo cittadino Baldo Esposito (complice la perdita della golden share in ambito forzista da parte dell’ormai acerrimo rivale Tallini e il quasi concomitante ritorno in Forza Italia dei fratelli Gentile, a cui il presidente della Commissione Sanità di Palazzo Campanella è legatissimo attraverso il nume tutelare Piero Aiello) vorrebbe ottenere una candidatura proprio nelle fila degli Azzurri, riguadagnando pertanto un posizionamento in un partito nazionale. Dato tutt’altro che marginale per le ambizioni di chi, pur da campione di preferenze, era rimasto senza una vera e propria ‘grande casa’ in cui far fruttare al meglio la messe di consensi ottenuti. Troppo fragile infatti, per presentarsi a un tavolo romano, l’etichetta di maggiorente della lista civica Catanzaro da Vivere insieme peraltro a colui che l’ha concepita. Parliamo di quell’Aiello, ex senatore e assessore regionale molto vicino ai Gentile anche in virtù di un rapporto di parentela acquisita, che potrebbe far saltare il banco risolvendo d’un colpo anche i problemi del fortunato Sergìun. E adesso vi spieghiamo come, essendoci molto da dire in merito.
Le candidatura di Esposito
Il ritorno alla casella di partenza in Forza Italia, come nel Gioco dell’Oca, per Aiello ed Esposito sarebbe, come premesso, gravido di conseguenze. Partiamo da un presupposto, che come vedremo potrebbe essere però ribaltato da una mossa a sorpresa. Comunque sia, Esposito forte sulla carta (e non soltanto) di 10mila e rotte preferenze, appena ricollocatosi in Fi, con la sua ‘ingombrante presenza’ farebbe tirare una brutta aria per gli altri candidati della Circoscrizione Centro. E in particolare per quelli del capoluogo. Impensabile, dunque, ipotizzare lo spostamento del superabramiano Mancuso, di cui vi abbiamo riferito in precedenza, dalla Lega a Fi. Senza contare le ambasce a cui andrebbe incontro Tallini o - in caso di mancata candidatura (ipotesi allo stato del tutto residuale) - un suo protetto da lanciare nel grande giro e soprattutto i casini che si ritroverebbe ad affrontare il Sergìun nel decidere di appoggiare Esposito o Mancuso alle prese con uno ‘scontro diretto’ in cui l’aiuto di Abramo gioverebbe a entrambi. Ma a togliere un po’ a tutti le castagne dal fuoco ci avrebbe pensato il citato Aiello con la candidatura in famiglia, la sua, per le Regionali. La strada sarebbe quella che porta alla figlia Elisabetta peraltro sulla scia, non a caso, di quanto fatto dai Gentile. Progetto che però cancellerebbe di fatto l’opportunità di una appetibile Busta B per l’aspirante sindaco Marco Polimeni, scalzato da Esposito.
Il rischio di una mazzata politica per Polimeni
Sta prendendo assai corpo una sorta di pazza idea che vorrebbe il ‘capitan futuro’ Polimeni non gradito a molti, soprattutto i possibili nuovi alleati dello zoccolo duro della vecchia maggioranza a Palazzo De Nobili, per la corsa alla successione di Abramo e quindi da surrogare con un nome a cui quasi nessuno direbbe di no: Esposito of course. Lo ripetiamo. Ma se ciò fosse vero, anche solo parzialmente, ossia se l’ipotesi del ‘Marco in oggetto’ non passasse a quest’ultimo dovrebbe spettare quale risarcimento un posto in qualche lista per le Regionali. Tesi da escludere per la notizia dagli effetti dirompenti appena data. Un’autentica mazzata per le velleità del rampante Polimeni, il quale - lo ribadiamo - continua a bramare la poltrona di primo cittadino, godendo di formidabili appoggi guadagnati in anni e anni (malgrado l’ancora giovane età) trascorsi a fare il diligente ragazzo di bottega non solo all’ombra di Aiello ed Esposito, ma anche di Abramo e persino dell’ex presidente della Provincia Enzo Bruno, sebbene si stia adesso parlando di un esponente storicamente di Sinistra e del Pd.