Facciamo grande fatica nel parlare con Eugenio Riccio e non perché sia introvabile, ma considerato come oggi sia impegnato in un sopralluogo nelle zone dell’Aranceto e di Pistoia - insieme ai referenti dell’Asp - in qualità di presidente della commissione consiliare Ambiente e Igiene di Palazzo De Nobili. Finita la seduta straordinaria della ricognizione però, riusciamo a farci una lunga chiacchierata che comincia con l’esito del lavoro appena concluso. «Sono molto preoccupato, dal momento che l’emergenza igienica che si riscontra nelle aree visitate potrebbe presto tramutarsi in una sanitaria. Dato che non può non ingenerare delle legittime perplessità su una gestione pregressa nient’affatto inappuntabile».

Addirittura, la situazione è così grave?
«Certo che lo è, perché nei luoghi di cui parliamo ci sono colonie di topi. Accade soprattutto all’Aranceto, ma anche Pistoia non scherza, perché molti dei residenti non fanno la differenziata per come invece dovrebbero. Nemmeno lontanamente. Succede allora che lì si accumulano cataste di rifiuti, eliminate solo una volta a settimana peraltro secondo quanto recita il relativo capitolato. Senza contare che quando arriva la società incaricata di rimuovere la spazzatura ricorre al cosiddetto ragno per prendere i sacchetti ammucchiati e così scava inevitabilmente delle buche al cui interno trovano casa e proliferano colonie di ratti».

Pare proprio che qualcosa non funzioni, dunque?
«Non mi piace attribuire colpe. Ma non posso accettare quanto detto dall’assessore al ramo (Domenico Cavallaro, ndr) e dal settore municipale preposto, che parlano, anche giustamente, di mancanza di fondi e difficoltà dovute al comportamento privo di ogni benché minima forma di civismo da parte degli abitanti di alcuni quartieri. E spiego il perché: è facile amministrare laddove non ci sono problemi, assai meno dove la situazione è intricata. Ecco il motivo per cui chi di competenza avrebbe dovuto prendere dei provvedimenti. Parlo ad esempio dell’installazione di scarrabili (i grandi cassoni in ferro in cui poter gettare l’indifferenziata se parte dei cittadini non esegue ciò che dispone il Municipio, ndr) e isole ecologiche, create pur ricorrendo a soluzioni di fortuna o a quanto si può tecnicamente fare per contenere il grave problema».

Questione spazzatura a parte, veniamo al Comune dove - se le ultime notizie saranno confermate - lei diventerà a breve il capo del Gruppo più numeroso, nella fattispecie il Misto. Anomalo, non trova?
«Si approda al Misto quando finiscono le pregresse esperienze politiche. Da noi si è quindi in transito, ossia in attesa di riposizionarsi. Ed è chiaro che, se sono in così tanti a non avere una precisa collocazione, è perché è venuta a mancare la politica».

Sta per caso criticando il sindaco Sergio Abramo per quello che sta, o non sta, facendo?
«È un accentratore, nel bene e nel male, lo sanno tutti. Io non lo attacco e non lo esalto a prescindere. Le faccio un esempio: ho detto in Consiglio che muovergli appunti sulla gestione finanziaria dell’ente è molto azzardato, per non dire strumentale. Altra cosa è fargli prendere coscienza, come ho fatto io a dicembre scorso e certo non adesso, che se non si fosse mosso per tempo con i pontili, i proprietari delle barche gli avrebbero portato le loro imbarcazioni nel cortile di casa. Ed eccoci qua a commentare la rabbia dei diportisti oltreché dei frequentatori del lungomare, della pineta e di chiunque si aspettava finalmente di veder partite i lavori del porto. Un intervento, quest’ultimo, che oltre due anni io ricordai a un forum pubblico promosso dallo stesso Abramo andava approvato dal ministero e non dalla Regione».

Ci aiuti a capire, alla luce di queste considerazioni lei di conseguenza si dichiara pro o contro il sindaco?
«Abramo va preso così com’è, con i suoi pregi e gli altrettanti difetti che ha. È un “jolly”. Un uomo capace di cose straordinarie, ma anche bravo a intestarsi successi che non gli appartengono e a scaricare le colpe sugli altri. Non avesse tali lati negativi sarebbe il numero uno. Ma non di Catanzaro, a livello nazionale. E siederebbe sulla poltrona di Draghi».

Sta di fatto, che in base a quanto ha appena asserito quando a ottobre lo stesso sindaco-presidente sarà chiamato nella futura Giunta regionale a Palazzo De Nobili sarà game over. Chi potrebbe infatti sostituire una figura che lei, fra molte luci e non poche ombre, definisce comunque il migliore?
«In caso di probabile vittoria del centrodestra e sua cooptazione alla Cittadella avremmo una tempistica che ci porterebbe a fine anno. A quel punto, la consiliatura volgerebbe al termine e tutto passerebbe nelle mani della vice di Abramo (Gabriella Celestino, ndr) con un Esecutivo che dovrebbe occuparsi dell’ordinaria amministrazione per quattro o cinque mesi al massimo. Salvo sorprese di diverso genere, accadrà abbastanza agevolmente».
Ma come, se finora ha parlato di politica in gran parte assente, passeremo addirittura a una condizione di inesistenza. Non le pare un po’ troppo?
«L’ho affermato prima. Questa Amministrazione è Sergio Abramo e lui mi sembra da tempo distratto da altre situazione. Ergo, non cambierebbe poi molto».