Dalla scheda ballerina e le firme false a sostegno delle liste elettorali, passando per Catanzaropoli e Multopoli, fino alle più recenti Gettonopoli e soprattutto Corvo. Ben sei le operazioni avviate da diversi Pm su Palazzo De Nobili
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Una stagione a Catanzaro lunga oltre 9 anni che parte con le ‘strane’, sebbene all’epoca il diretto interessato chiarì più o meno la decisione, dimissioni del sindaco Michele Traversa. Era l’inizio del 2012 infatti, anche se la notizia era già nell’aria da un mese, quando lo stesso deputato scelse di restare a Montecitorio.
Tanti saluti, quindi, a chi lo aveva eletto a furor di popolo e persino a quanti lo avevano appoggiato - anche da sinistra - come ad esempio nel caso della famiglia Guerriero che vanta solidissime tradizioni socialiste. Eppure aveva davanti a sé appena un annetto abbondante di legislatura a Roma senza per giunta alcuna certezza di ricandidatura, soprattutto in un posto utile nelle affollate liste a sostegno del Cav per tornare a occupare il posto di prima.
Una scelta che stupì in parecchi, pertanto, considerato come Traversa a Palazzo De Nobili avesse allora la possibilità di portare avanti uno strutturato progetto di amministrazione del capoluogo per un quadriennio minimo, con oltretutto la concreta opportunità di una rielezione tanto da poter essere primo cittadino ancora adesso. Seppur in scadenza delle funzioni e senza più l’opportunità di riproporsi per il limite di mandati raggiunto.
Malgrado ciò, a quel tempo si fecero solo un mucchio chiacchiere e un po’ di congetture mentre un Sergio Abramo temporaneamente fuori (davvero per poco) dalla scena politica si apprestava a tornare in campo - pur se osteggiato da molti, anche assai vicino a lui - per poi vincere e continuare la sua storia infinita nel massimo consesso elettivo della città. Un Comune che subito dopo il ritorno del Sergìun ha iniziato, però, a essere al centro di varie vicende giudiziarie.
A cominciare dal procedimento che nel 2012 portò a una sorta di elezione suppletiva l’anno dopo, dovuta alla cosiddetta scheda ballerina (riprova di brogli commessi in talune sezioni, determinando così una nuova chiamata alle urne negli stessi seggi). Un dato grave che emerse a seguito di un’indagine effettuata sia su tale illecito sia sulla regolarità delle firme raccolte a supporto di alcune liste. Non certo una bella figura, ma si era appena… all’antipasto.
Passa non molto, infatti, ed ecco arrivare le inchieste ‘gemelle’ Catanzaropoli e Multopoli (con tanto di stravolgimento della Giunta e addirittura di dissapori insorti - appunto per l’azzeramento dell’Esecutivo - fra Abramo e i suoi alleati di ferro di una forza come Catanzaro da Vivere) fino allo scoppio di Gettonopoli con un non trascurabile numero di consiglieri che si dimettono e il cambio radicale della geografia del civico consesso fino ad arrivare alla recente Corvo.
Una raffica di azioni dell’autorità giudiziaria che avrebbe dovuto portare a trarre delle conclusioni mentre la posizione del sindaco in carica, ora come allora, è sempre stata conservativa. Al massimo volta a rimuovere qualche soggetto coinvolto, peraltro di terza fila naturalmente.
Motivazione data? Queste indagini nascono fra il clamore mediatico, ma poi si dissolvono come bolle di sapone. E, per la verità, di arresti o altri atti limitanti la libertà personale se ne sono visti pochi finora. Senza contare che ci si è pure rifugiati dietro alla circostanza del voto popolare ricevuto malgrado tutto e quindi consapevolmente espresso. La sensazione, tuttavia, è che sulla città gravi una pesante cappa e necessitino ben altri approfondimenti. Non si può insomma limitare la discussione al solito “aspettiamo le risultanze dell’attività della Magistratura”, perché non tutti i comportamenti esecrabili sono anche reati e di conseguenza punibili secondo il codice. Resta il fatto che la sfera politica, non scomodando l’ormai anacronistica morale, dovrebbe intervenire prima.
Comunque sia, adesso c’è anche una città intera in attesa. Che negli ultimi giorni non parla d’altro e pur senza dare evidente segni di insofferenza (non è nelle corde degli abitanti del capoluogo esporsi troppo) aspetta le logiche conseguenze, quantomeno sul piano politico. Una maniera per dare riscontro - se ovviamente c’è - al lavoro iniziato il decennio scorso dal Pm Gerardo Dominijanni e di recente, per così dire, ripreso dal procuratore Nicola Gratteri.