VIDEO | L’avvocato e docente universitario è stato spesso tra i papabili ma mai in corsa. Ora ci prova: «Non potevo più stare a guardare il decadimento della città». Lo "sgarbo" a Fiorita e al Pd (ASCOLTA L'AUDIO)
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«Cambio idea molto facilmente in determinate circostanze, ma solo quando mi convincono che la posizione diversa dalla mia è la più giusta. Ragion per cui, se qualcuno mi persuade del fatto che può attuare il progetto di città da me propugnato, poiché ritenuto l'unico possibile per rilanciare la nostra Catanzaro, sono pronto a fare un passo indietro».
Così ha parlato professore universitario Valerio Donato, in uno dei passaggi chiave della conferenza stampa da lui organizzata nel suo studio legale poche ore fa per ufficializzare la candidatura a sindaco. Un appuntamento importante per spiegare i motivi di una notizia che ha stupito in parecchi non fosse altro per la tempistica con cui è arrivata. Ma tant'è, Donato è in campo salvo - appunto - non lo invitino a desistere dal proposito di amministrare il capoluogo da metà 2022 in avanti con motivazioni concrete e consistenti. Che possono pure sostanziarsi - ha spiegato - «nella mancata adesione all'invito rivolto a quanti vogliono starci al di là delle appartenenze o simpatie partitiche perché il mio coinvolgimento non segue una logica di partito, bensì una precisa linea politica, anche se io sono stato iscritto già da ragazzo nella Figc (l'emanazione giovanile del Pci, ndr) e da anni milito nel Pd. Ma questo non ha peraltro impedito a qualcuno di chiedermi di recente la disponibilità anche a rappresentare il centrodestra (noi, nei mesi scorsi, abbiamo del resto più volte scritto che un quotato e stimato imprenditore cittadino lo aveva "suggerito" alla coordinatrice regionale e deputata Wanda Ferro quale alfiere di Fratelli d'Italia e della coalizione di cui è parte, ottenendo in cambio però come ovvio solo un cortese rifiuto, ndr)».
Quello dell'ordinario dell'Umg da sempre tirato in ballo è dunque un richiamo a chi vuol dargli fiducia, eccezion fatta per chi - e sono sempre sue considerazioni, naturalmente - «ha contribuito a portare Catanzaro nella deficitaria condizione attuale. Uno stato di cose così negativo che mi ha fatto prendere la decisione di espormi in prima persona, anche a costo di guidare un governo di salute pubblica (frase che domani approfondiremo, insieme a molti altri aspetti dell'odierno incontro con la stampa del prof, ndr)».
Già, proprio il punto fondamentale dell'intera questione trattata: Valerio Donato è una volta tanto realmente in gioco e a questo punto, salvo ripensamenti le cui motivazioni dovrebbe poi illustrare in modo inequivocabile alla gente non certo quindi cavandosela con un semplice: «Mi hanno convinto fosse meglio lasciar perdere, non più il solito nome a cui aggrapparsi per confondere le acque e "proteggerne" qualcun altro da tenere ancora celato prima di renderlo noto in virtù di un accordo raggiunto».
Adesso, dunque, non è così. E il perché, ancora una volta, non può che dirlo Donato stesso: «La prima volta che mi volevano proporre quale possibile sindaco avevo 27 anni ed ero ricercatore. Io, perciò, mi chiedevo perplesso cosa li spingesse a pensare di gettare nella mischia un soggetto inesperto e nella maniera più assoluta non ancora formato per assolvere a una simile funzione. Ora, tuttavia, è diverso e a suggerirmelo sono anni ed esperienza accumulati».
È stato un fiume in piena quindi il prof, tranne quando si ferma per fumare una sigaretta a cui svela di non poter rinunciare per molto tempo a differenza del cibo. Pacato ma torrenziale nei ragionamenti fatti, anche nel proporre un capoluogo con una «mobilità degna di tal nome, non più divisa in tanti quartieri a se stanti; un centro storico luogo della cultura; un proficuo sfruttamento del ruolo e del lavoro essenziale svolto dall'Università in favore soprattutto del territorio circostante e un'adeguata formazione e valorizzazione dei giovani in ambito locale». Comunque sia, infine, Donato ha glissato un po' - o meglio liquidato con poche rapide battute - la delicata rilevantissima faccenda del presunto sgarbo ai suoi Dem e al collega Nicola Fiorita, asseritamente "incoronato" dagli iscritti del capoluogo del partito di Letta, affermando: «Io sono per Catanzaro e non contro il Pd o chicchessia. Apprendo da voi che Fiorita sarebbe stato indicato da una certa area Democrat. Benissimo, confrontiamoci. Ci mancherebbe altro. Mai negato un'interlocuzione ad alcuno, considerato come è proprio con il confronto che si migliora».