Non sbaglia il Pd catanzarese quando stigmatizza le sorprendenti dimissioni dell’assessore Alessio Sculco, parlando di maggioranza in disfacimento a Palazzo De Nobili. Ma sembra però quantomeno meritevole di un richiamo alla parabola evangelica della trave e della pagliuzza. E già, perché il partito locale, che sta faticosamente cercando di voltare pagina rispetto a un recente passato avarissimo di soddisfazioni alle latitudini cittadine e non solo con una classe dirigente rinnovata, ha dei guai da levarsi di torno mica da ridere. Forse, anzi senza il forse, superiori a quelli delle principali realtà dello schieramento opposto che almeno hanno l’unguento migliore da cospargere sulle loro ferite: la vittoria nelle urne.

Certo, non tutto si può sacrificare su quest’altare. Valori e principi non si dovrebbero barattare. Mai. Ma i democrat hanno un grosso problema: non sono allo stato in grado di dettare la linea della coalizione futura, quella da allestire in vista delle prossime comunali come sarebbe invece legittimo aspettarsi. Ed ecco allora che il fronte denominato Nuovo centrosinistra, fondamentale per avviare un processo di profondo cambiamento in cima ai Tre Colli, corre il rischio di avere una governance esterna.

Che potrebbe addirittura decidere di sabotare l’embrionale progetto, portandosi via il pallone (leggasi i portatori di preferenze, i quali reclamano candidature eccellenti come su tutte quella del sindaco ad esempio). C’è infatti un pezzo dell’area di riferimento dei Dem che rischia di fare corsa a sé, magari anche ricorrendo a qualche stampella di centrodestra. Parliamo dei tanti scontenti e fuoriusciti dalla maggioranza in municipio, che di sicuro ci saranno, i quali alle amministrative 2022 del capoluogo potrebbero optare per confluire in una compagine allargata - diciamo così - mista.

Certo, il nascente Ncs conterebbe sull’appoggio di una serie di partiti storici, movimenti della levatura dei Cinquestelle e forze civiche da non sottovalutare con la possibilità di aggregare ulteriori compagni di viaggio. Che detta in questo modo, sembrerebbe quasi una strada in discesa. Errore. E da matita blu, per giunta. Perché la delicata questione primo cittadino tiene banco anche rispetto alla possibile alleanza programmatica con Cambiavento.

Sì, proprio il soggetto politico che il prof Nicola Fiorita nel 2017 portò a sfiorare il 24% dei consensi dal nulla. “Moneta sonante” che c’è da scommettere lo stesso accademico, seppur con il riconosciuto stile, farà tintinnare al tavolo delle trattative. Un altro bel nodo da sciogliere. Che porterà a una possibile estenuante trattativa, anche se nella fattispecie i margini per poter dialogare con toni meno tesi di quanto ci si potrebbe attendere ci sono tutti.

Resta, però, la discussione su quel pezzo consistente di centrosinistra nient’affatto… allineato. Che al Pd tradizionale e all’Ncs non stenderà i classici tappeti rossi. In verità, potrebbe al contrario fare lo sgambetto in nome di una centralità nelle scelte rivendicata alla luce della messe di voti portata in dote o vantata.